Il bilancio fatto da Nicola Zingaretti nella fase finale del suo mandato come presidente della Regione Lazio, sembra fin troppo lontano dalla realtà.
E’ un elenco di migliorie, innovazioni e perfezionamenti che, se si leggono le pagine di cronaca, sembrano il ritratto di una città decisamente lontana da Roma.
Dopo 10 anni di commissariamento sulla sanità, nella Regione Lazio, la situazione non è cambiata.
Nonostante questo, però, lo staff di Zingaretti non perde occasione per snocciolare numeri: dai 670 milioni di deficit del 2013, si passa a 58 del 2017. Ma secondo l’ultimo rapporto OASI della Bocconi, nel Lazio ci sarebbe un buco di 257 milioni, di cui ben 77 sono dell’ospedale San Camillo- Forlanini.
In Italia, si sa, le prestazioni ospedaliere, i ricoveri e gli interventi chirurgici lievitano in base alla regione, allargando la forbice degli sprechi; i contributi regionali, in molti casi, non corrispondono al valore delle prestazioni erogate.
La sanità romana, ha visto negli ultimi anni una caduta verticale della qualità assistenziale e degli ospedali.
Sono aumentati i costi a carico dei cittadini con le addizionali regionali sull’Irpef, aumentate del 59%, è grazie a questi magheggi a carico del contribuente che si è avuto un taglio degli sprechi. Ovviamente la soluzione è stata trovata aumentando le tasse per i cittadini e tagliando soprattutto sul personale sanitario, che ha come conseguenza un’offerta di assistenza di scarsissimo livello.
Questo è testimoniato dai numerosi casi di malasanità che quotidianamente i cittadini denunciano, dalle cronache che quotidianamente affollano giornali e televisioni, ma Zingaretti, invece, parla di incremento dei livelli essenziali di assistenza (Lea), in cui sono compresi prestazioni, servizi, e attività dovuti a tutti i cittadini.
I servizi offerti ed il personale sono carenti, così sono stati rimessi in pari i conti della sanità regionale e si potrà uscire dal commissariamento.
Duri tagli agli ospedali, liste d’attesa infinite e carenza di personale: -11.494 unità tra medici, infermieri e operatori addetti all’assistenza dal 2006 al 2016.
Mentre Zingaretti ci presenta la sua “cura in 10 punti”, ci troviamo sostanzialmente di fronte a un sistema sanitario già duramente provato, che rischia di collassare definitivamente.
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