Alcuni “facebook-competenti” ci hanno fatto notare alcune apparenti incongruenze nella posizione del CODICI, soprattutto fra il Comunicato della Delegazione locale e quello della Sede Nazionale. Ebbene, questa segnalazione denota, purtroppo, una non conoscenza della materia, in quanto non è stato ben compreso come il CODICI Nazionale parlasse di Gestione, mentre la Sede locale stava parlando delle reti: due facce della stessa medaglia.
Essendo noi del mestiere, ovviamente, tutto ci appariva chiaro, ma i dubbi che ci hanno sollevato, ed il rifiorire del dibattito nel comprensorio, ci danno l’occasione per meglio spiegare il funzionamento dell’Acqua in Italia.
Il grosso equivoco risiede nella confusione fra “Acqua Pubblica”, quella chiesta da tutti, e “Controllo Locale delle fonti idriche”, quello che vogliono mantenere alcuni Sindaci, incluso quello di Civitavecchia, mantenendo PRIVATE le fonti.
Nel paese dei Mille campanili, qual’è l’Italia, vige la convinzione “che ciò che nasce nel mio Comune è del mio Comune”. Ebbene, per l’Acqua, BENE COMUNE per eccellenza, non è così, e non può essere così.
Se così fosse, infatti, e se le fonti idriche fossero di proprietà dei Comuni dove sono presenti, tutto andrebbe bene per un Comune come Civitavecchia che, se ben gestito, dispone di fonti, per ora, sufficienti alla popolazione, ma cosa dovrebbero fare i Comuni meno fortunati?
Semplicemente quello che hanno fatto per decenni, ovvero far diventare l’Acqua un costo per i propri Cittadini, comprandola dagli altri Comuni.
Joseph Goebbels diceva “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”, ebbene, con l’Acqua è successo proprio questo.
I Cittadini sono talmente abituati da anni a “comprarsela” a vicenda e non si rendono più nemmeno conto che, in realtà, l’Acqua (come il Sole, il Mare e la Montagna) non è dei Cittadini che abitano nei luoghi dove sgorga, ma è di tutti!
Per spiegare meglio il concetto di “Acqua Pubblica”, utilizziamo un’analogia con un elemento molto caro agli abitanti di Civitavecchia: il Mare.
Esattamente come l’Acqua, anche il Mare è un bene PUBBLICO, ma non è che, visto che bagna Civitavecchia, allora è il nostro e mettiamo un casello sulla spiaggia per far pagare chi non abita qui: Un bagno in mare e una passeggiata sul bagnasciuga sono gratis per tutti, per i Civitavecchiesi come per i turisti di tutto il Mondo.
Ovvio però che, se voglio andare oltre il bagno e la passeggiata, e voglio che la spiaggia venga pulita, che ci siano le cabine, le docce, un bagnino, e tutto il resto a cui siamo abituati, bisogna che qualcuno gestisca queste cose. Ma non è perché c’è uno stabilimento balneare che quel tratto di mare diviene “Privato”: un viandante, addirittura di un altro Stato, può sempre entrare nello stabilimento, fare il bagno, asciugarsi sul bagnasciuga, ed uscire, senza dover pagare un euro.
Se vogliamo poi portarci il nostro ombrellone e farci una giornata al “Mare Pubblico” ci sono quelle che chiamiamo “spiagge libere”, che altro non sono che delle aree i cui servizi sono pagati dai Cittadini del Comune costiero, e sono messe a disposizione di tutti, ma dove ovviamente i servizi sono al minimo essenziale, e si limitano spesso alla sola pulizia dell’arenile.
Ma torniamo, per analogia, a parlare di Acqua. Se noi ci facessimo, come gli antichi, una bella scarpinata fino al fiume tutte le mattine a riempire il nostro secchio, nessuno ci manderebbe la bolletta: saremmo esattamente come il viandante che fa il bagno in mare.
Ma se anche solo pretendiamo che ci siano delle fontanelle in città allora le infrastrutture necessarie a farci sgorgare l’Acqua hanno un costo, e se si rompono, costa ripararle. Ora bisogna vedere di che tipologie di infrastrutture parliamo.
Se parliamo di alcune fontanelle in città, allora saremmo nel caso della spiaggia libera, e sarebbe forse fattibile per un Comune che ha l’Acqua sostenere i costi, ma pensate cosa succederebbe se tutti gli abitanti dell’entroterra decidessero di usare le nostre spiagge libere: il Comune collasserebbe sotto le spese e l’Acqua ben presto finirebbe. Allora per far si che quell’Acqua sia davvero di tutti come facciamo?
Nel discorso Mare per consentirne a tutti di godersi un bel bagno e non distruggere il litorale, nascono gli stabilimenti balneari: Il Comune affitta le spiagge a dei gestori, e ci guadagna, e con quei soldi mette a disposizione di tutti le spiagge libere, mentre i Cittadini, residenti e non, che non vogliono solo una spiaggia pulita, ma anche poter noleggiare un ombrellone ed una sdraio, e magari avere una doccia calda, pagano il biglietto allo Stabilimento che guadagna, perché svolge un servizio, e con quei soldi paga gli stipendi e le spese. Da decenni funziona così, e nessuno ha mai dichiarato guerra agli stabilimenti balneari al grido “Mare Pubblico”.
Per tornare all’Acqua, sempre per analogia, si pensi che costi ha mantenere e gestire degli impianti che ci permettono di aprire il rubinetto dentro casa e vedere scorrere acqua potabile … chiunque abbia chiamato un idraulico sa bene di cosa parliamo.
E Civitavecchia l’Acqua ce l’ha. Immaginatevi cosa costerebbe se non avesse le fonti in casa.
Ma proprio come il Mare, quell’Acqua che sgorga a Civitavecchia, non è “Proprietà Privata” dei Civitavecchiesi, ma è di proprietà di tutti gli italiani: “l’Acqua Pubblica” vera è di tutti.
E quindi che facciamo? Che i Civitavecchiesi che hanno le fonti in casa pagano tutti i lavori, e gli altri bevono gratis? Giammai.
Proprio per evitare questo i Comuni si consorziano in maniera che i costi per gestire le fonti vengano ripartiti fra tutti coloro che ne beneficiano, ed in modo che l’Acqua sia davvero di tutti: Comuni fortunati che hanno le fonti forniscono l’Acqua, e Comuni che l’Acqua non ce l’hanno contribuiscono alle spese, e magari ci offrono in cambio gratis paesaggi montani mozzafiato.
Ma come decidere quali Comuni devono consorziarsi fra loro? Unire due Comuni che l’Acqua ce l’hanno, o due Comuni che non ce l’hanno non risolverebbe i problemi e non porterebbe alcun vantaggio.
Ed ecco quindi che nascono le ATO: Ambiti Territoriali Ottimali.
Gli ATO, quindi, altro non sono che un insieme di Comuni che si uniscono per formare un Ente Pubblico sovra comunale (l’ATO Appunto) e diventare reali comproprietari delle fonti presenti nel territorio, riuscendo così a fornire Acqua Pubblica sufficiente per tutta la loro popolazione.
Quando si disegna un’ATO, infatti, non si guarda in che Regione, Provincia o Comune sgorga una fonte, ma si guarda come la natura ha diviso le risorse, e si cerca di condividendole fra più Cittadini possibili.
E chi Comanda sull’Ente Pubblico ATO? Ovviamente i Sindaci dei Comuni che ricadono in questa divisione geografica.
E quindi l’Acqua, anche se la fonte che sgorga sotto i nostri piedi, anche se non non è più di proprietà del proprio Comune (ma non lo è mai stata, come spiegato, perché è di tutti), rimane comunque pubblica.
Ma cosa sono quindi ACEA, Talete e gli altri “Gestori”? Altro non sono che gli “Stabilimenti Balneari” dell’Acqua (ci si perdoni la semplificazione). Il concetto che vogliamo diventi ben chiaro ai Cittadini è che come lo stabilimento balneare non diventa proprietario del Mare, i Gestori (ACEA, TALETE, ecc …) non diventano proprietari dell’Acqua.
Ma perché per avere il mare non si paga la bolletta, e per avere l’Acqua sì?
A differenza dell’Acqua di Mare, a cui pensa la natura, affinché l’Acqua giunga potabile nelle case servono infrastrutture, personale e materiali per manutenerle, serve qualcuno che calcoli quanto costi tutto questo e ripartisca la spesa fra gli abitanti … qualcuno che, come un buon Amministratore di Condominio, gestisca la proprietà di tutti e la mantenga efficiente.
Ma come l’Amministratore di Condominio non decide da solo se rifare o meno la facciata, o se staccare la PAY TV centralizzata a chi non paga la sua quota, nemmeno ACEA o TALETE decidono da sole quanto debba costare l’Acqua o se staccarla o meno a chi non la paga.
Chi comanda, infatti, è la Conferenza dei Sindaci che, con le sue belle assemblee, decide quali sono i lavori da fare nell’ATO, e come devono essere trattati i morosi.
Per i Sindaci, quindi, prendersela con ACEA per le bollette è analogo a quando gli abitanti di un Condominio (I Sindaci dell’ATO) se la prendono con l’Amministratore (ACEA) se sale la bolletta quando loro stessi hanno deciso di rifare la facciata del palazzo.
Ma andiamo alla vera domanda: nel caso il Comune di Civitavecchia conferisse le reti all’ATO, e lasciasse gestire ACEA, chi deciderebbe i lavori da fare sugli impianti, quando farli, ecc. ecc.?
Non certo ACEA, che è un semplice “Amministratore”, ma l’ATO, nelle sue periodiche “riunioni di Condominio”.
Il Sindaco di Civitavecchia, quindi, come ogni bravo inquilino di un palazzo, dovrebbe andare in Conferenza dei Sindaci e mettere sul tavolo, insieme a tutti gli altri suoi colleghi, i lavori necessari nel proprio Comune, e in quella sede, a maggioranza e, ci auguriamo, secondo l’urgenza, verrebbero programmati gli interventi da fare nei vari Comuni.
E chi pagherebbe quei lavori? Ovviamente tutti gli abitanti dell’ATO, e non più solo i Cittadini di Civitavecchia.
Ma, purtroppo, come spesso succede in Italia, le reti idriche sono state abbandonate per molti anni (alcune città devono tutt’oggi ringraziare gli Antichi Romani se hanno l’Acqua in casa) ed il costo dei lavori è diventato ad un certo punto insostenibile.
E qui arriviamo al famoso REFERENDUM mal compreso e spesso strumentalizzato sull’Acqua Pubblica, o meglio, sull’Acqua “BENE COMUNE”.
Qualche politico, per evitare di far pagare bollette dell’Acqua altissime, a causa dei tanti lavori da fare, ebbe una bella pensata: facciamoci anticipare i soldi per le riparazioni degli acquedotti dai gestori, tipo ACEA, e poi i Cittadini restituiscono i soldi al Gestore con un congruo interesse.
Capperi! Se fosse passato questo concetto investire sull’Acqua sarebbe stato più redditizio che mettere i soldi in Banca, e la Gestione dell’Acqua sarebbe diventata oggetto di speculazione.
Ovviamente, di fronte a questo, i Comitati insorsero ed indissero il Referendum.
Ed si vinse al grido “ACQUA BENE COMUNE” che non significa, quindi, che l’Acqua deve gestirla per forza il Comune in cui sgorga, ma che NESSUNO DEVE GUADAGNARCI SULL’ACQUA.
E con l’attuale sistema (reti all’ATO e Gestione ad ACEA) nessuno ci Guadagna!
Ma allora, dopo il Referendum, chi paga i lavori? Semplice: i Cittadini con le loro bollette, ma senza che nessuna percepisca un “interesse” su quei lavori, ed in generale, sulla gestione.
Ed eccoci quindi a sfatare un’altro mito: “Con ACEA la bolletta è più alta”. Falso: semplicemente i costi dell’idrico sono racchiusi TUTTI in bolletta e, quindi, mentre la bolletta sale, di pari passo dovrebbe scendere la tassazione locale, perché le spese per gestire l’idrico e manutenere gli impianti passano ad ACEA.
Chiariamo con un esempio: Il Comune di Civitavecchia dice che l’Acqua che sgorga a Civitavecchia è “Proprietà Privata” dei Civitavecchiesi e non di tutti gli italiani e quindi la gestisce con una società come HCS che è interamente di “Proprietà Privata” del Comune.
Oltre al fatto che in questo modo il Comune crea un danno a tutti i Cittadini italiani, comproprietari dell’Acqua che sgorga a Civitavecchia, perché gli impedisce di usarla, scopriamo perché questa gestione è addirittura dannosa per gli stessi Cittadini di Civitavecchia.
E per farlo vediamo cosa succede nei due modelli di gestione quando l’acquedotto ha un problema e manca l’acqua in una zona.
Nel modello “Acqua Pubblica” e quindi gestione ACEA, le autobotti sostitutive deve comprarle ACEA pagandole con i soldi di tutti i Cittadini dell’ATO, e quindi i Civitavecchiesi hanno a disposizione non solo l’Autobotte del loro Comune, ma anche quelle di tutti gli altri Comuni dell’area, perché, ripetiamo, nel modello “Acqua Pubblica”, tutto è di tutti!
Se quindi l’autobotte che venisse assegnata da ACEA a Civitavecchia avesse un guasto, le riparazioni meccaniche le pagherebbe ACEA, e i Cittadini avrebbero gratis un’altra Autobotte subito disponibile, che sarebbe scelta tra quelle che sono negli altri Comuni dell’ATO. L’altra autobotte, infatti, come detto, non è di quel Comune ma è di tutti, e quindi anche dei Civitavecchiesi.
Nella gestione Privata dell’Acqua, fatta dal Comune di Civitavecchia, uno si aspetterebbe che l’Autobotte, essendo il Gestore HCS ben pagato dai Cittadini con la bolletta dell’Acqua, fosse un problema di HCS. Se anche così fosse, comunque, per la scelta del Comune di considerare le fonti “Proprietà Privata” il Cittadino si troverebbe a sostenere spese molto più alte del dovuto, perché non godrebbe delle “economie di scala”, ma a Civitavecchia si va oltre. Non siamo infatti dinnanzi ad una gestione privata o pubblica dell’Acqua, ma ad una gestione “mista”, dove i costi del gestore ricadono sul Comune.
Il Comune di Civitavecchia, infatti, non ha mai chiesto ad HCS di dotarsi di autobotti per sopperire ad eventuali guasti, inserendo il costo in bolletta, e quindi deve pensarci lui.
Le spese quindi dei problemi del gestore HCS non ricadono sul gestore, ma sul Comune stesso, ed i costi non vengono evidenziati in bolletta, in modo che il Cittadino possa immediatamente capire quanto costa l’Acqua, ma vengono imputati a bilancio, e si pagano o in maggiori tasse, o in minori servizi.
Una prova? Il 19/09/2016 a Civitavecchia c’è stato l’ennesimo problema all’Acquedotto HCS ed i Cittadini non hanno potuto far altro che chiamare il Comune per farsi mandare l’Autobotte (Notate: il gestore ha un problema e il Comune paga i soldi della benzina dell’Autobotte). Ma quel giorno l’Autobotte era guasta, e come ha risolto il Comune?
Ingabbiato com’è in una gestione privatistica dell’Acqua, non ha potuto far altro che risolvere da solo rivolgendosi al mercato privato, ed ha affidato il servizio di nolo autobotti ad una ditta privata, utilizzando circa 8200 euro di fondi pubblici extrabolletta (Vedi la Delibera).
Ed ecco il danno ai Cittadini: quando il Privato HCS, che gestisce in maniera privatistica l’Acqua, ha un problema tecnico, il Comune risolve a spese dei soli abitanti di Civitavecchia. Gli abitanti non se ne accorgono solo perché i soldi non vengono chiesti loro direttamente, ma prelevati dalle tasse che pagano, e pensano che l’Acqua gestita dal Comune costi meno che quella gestita da ACEA.
Con il Conferimento all’ATO e l’affidamento della Gestione ad ACEA, semplicemente, tutte le spese dell’idrico emergono e sono visibili in bolletta che appare, com’è ovvio più alta.
Allo stesso tempo, però, le tasse comunali dovrebbero abbassarsi almeno di un valore paragonabile a quanto si alza la bolletta dell’Acqua, visto che il Comune non ha più spese di gestione per fornire Acqua ai Cittadini.
Perché in molti Comuni i costi dell’Acqua siano passati dal Comune al Gestore e le tasse non siano scese bisognerebbe chiederlo ai Sindaci di quei Comuni, e non al gestore.
La gestione PRIVATISTICA dell’Acqua, e quindi il non voler passare l’Acqua al gestore preposto, costa ogni anno ai Cittadini di Civitavecchia un’enormità. Non solo: i Civitavecchiesi, per colpa del modello di gestione scelto, si “accollano” spese di altri.
Il massimo dell’illogicità di questa scelta, infatti, è che il Comune di Civitavecchia, avendo la rete idrica più simile ad un colapasta che a un sistema efficiente, è costretta a comprare l’Acqua dalla stessa ACEA, pagando bollette di svariati milioni di euro ogni anno.
Ebbene, se i lettori hanno ben capito il concetto di suddivisione dei costi tramite inserimento in bolletta, i Cittadini di Civitavecchia, a seguito dell’errore in cui sono stati indotti da politici poco informati, non solo si pagano da soli le riparazioni al loro acquedotto, ma addirittura, grazie alle bollette che il Comune, con le tasse dei Cittadini, paga ad ACEA, contribuiscono a pagare i lavori agli acquedotti degli altri Comuni che sono entrati nell’ATO, senza ricevere nulla in cambio.
E qualcuno ha ancora il coraggio di chiedersi perché le Associazioni di Consumatori serie si inalberano?
Precisiamo: non è che ACEA sia il massimo come gestore, e la quantità di contenziosi che apriamo con loro ne è la prova, ma il “Diavolo ACEA” non è così nero come lo dipingono gli attivisti locali, e l’ “Angelo Comune” non è così bianco come lo disegnano.
E poi le regole che l’ATO impone, anche se perfettibili, sono comunque un pilastro nel dialogo ACEA/Consumatori. A Civitavecchia, invece, tutto è lasciato all’umore del Dirigente.
Un esempio? A fine Giungo è fissata la prima udienza dal Giudice per dirimere la vicenda dell‘ occupante abusivo a cui il proprietario è costretto dal Comune a pagare le bollette dell’Acqua … con ACEA abbiamo avuto davvero molti più problemi che con il Comune ma, almeno come sede locale, li abbiamo sempre risolti senza dover scomodare un Giudice.
Un Diritto è tale solo se lo Stato, in ogni sua forma, rende agevole esercitarlo: se per parlare di una bolletta dell’Acqua dobbiamo arrivare fin davanti ad un Giudice, non è più un Diritto, ma una faticosa quotidiana conquista.
Chiudiamo con chiarire l’apparente incongruenza nei comunicati da cui siamo partiti: chi ha avuto la pazienza, e di questo lo ringraziamo, di seguirci in questo lungo viaggio sul funzionamento del Sistema Idrico Integrato, che ha solo scalfito la superficie di una materia ampia, complessa ed articolata, ha oramai capito che parlare di conferire le reti all’ATO, come diciamo noi della Delegazione di Civitavecchia, o parlare di passare la Gestione ad ACEA, come dice il Nazionale, è la stessa identica cosa: le reti devono passare all’ATO e smetterla di essere una “Proprietà Privata” del Comune di Civitavecchia, e deve Gestirle ACEA, dividendo i costi di gestione fra tutti.
Ultima Ratio, come detto nel precedente comunicato locale, se proprio al Sindaco ha un’antipatia personale nei confronti dell’attuale gestore dell’ATO, può democraticamente fare come hanno fatto i Sindaci dell’Ato 5 – Frosinone, e chiedere agli altri Sindaci dell’ATO 2 di formare una maggioranza per togliere la gestione ad ACEA ed affidarla ad un altro.
E’ semplice: è come cambiare l’Amministratore di un condominio, basta trovare una maggioranza fra i condomini/Sindaci. Se non è in grado perché isolato politicamente il problema è il Suo, non lo faccia diventare un danno per i Cittadini.
Fare come fa il Sindaco di Civitavecchia, infatti, una battaglia al grido “L’Acquedotto è mio e lo gestisco io”, oltre a essere contro il principio dell’Acqua Pubblica, costringe, come nell’esempio di prima, i Cittadini a pagare da soli 8000 euro per affittare un’autobotte che, se la gestione fosse stata lasciata ad ACEA, avremmo avuto gratis.
Il bello è che la battaglia del Sindaco è, in pratica, del tutto slegata dalla realtà, e basata solo su dei “sentito dire”.
Mentre, infatti, il Sindaco e la sua Giunta si arroccano e spendono soldi pubblici in una battaglia che poco comprendiamo, le regole di cui abbiamo finora parlato stanno velocemente cambiando, ed a breve sarà pienamente operativo quanto stabilito negli ultimi anni dall’Autorità Garante per l’Energia Elettrica, il GAS ed il Servizio Idrico, ed allora sarà tutta un’altra musica, ma ci sarà modo e tempo di parlarne quando sarà il momento.
Chiariamo quindi definitivamente il frainteso: al CODICI, siamo tutti per una gestione sovra-comunale e Pubblica dell’Acqua, e contro i Comuni che ritengono le fonti “Proprietà Privata” e la Gestione “Affare Privato” del Comune, realizzando gestioni “Fai da te” costose e fatiscenti.
Il Sindaco quindi la smetta di “cincischiare” e conferisca le reti all’ATO e la Gestione ad ACEA, e poi faccia, se vuole, la sua battaglia nella dovute sede, che non è il Tribunale, ma la Conferenza dei Sindaci.
Sono anni che il Dr. Astarita, delegato locale, siede in altri ruoli a tavoli istituzionali di ogni livello, combattendo fianco a fianco degli ora Compagni di viaggio del CODICI Nazionale, la battaglia per la vera Acqua Pubblica, e non ha certo cambiato idea adesso. Porteremo insieme fino in fondo la nostra lotta affinché nessuno possa mai più dire: l’Acqua è mia! L’Acqua è di TUTTI e questo non deve essere in discussione.
L’avventura a Civitavecchia del CODICI è appena all’inizio … stay tuned
Massimiliano Dr. Astarita – Delegato Codici di Civitavecchia