Quante volte avete percorso una stessa strada per andare al lavoro? O per andare a fare la spesa?
E quante volte è capitato che i vostri occhi hanno notato una buca, un avvallamento da dover evitare per non ritrovarsi a dove curare una distorsione o ancor peggio?
Certamente sono situazioni a voi conosciute poiché le strade, a causa di intemperie o per i numerosi individui o pneumatici che devono sostenere giornalmente, prima o poi si danneggiano.
Ed è proprio di questi “smottamenti” più o meno improvvisi che il cittadino, sia esso un pedone, un automobilista o un motociclista, può rischiare di diventare una vittima.
Ogni vittima che si rispetti, e con vittima si intende il povero cittadino incolpevole che cade o danneggia un mezzo in una buca, aveva fino ad ora il diritto di ricevere un risarcimento per i danni subiti.
Ad oggi purtroppo, a causa di una recente sentenza della Corte di Cassazione, questo fondamentale diritto rischia di diventare più difficile da far valere.
La cassazione ha infatti stabilito che il proprietario del suolo non ha responsabilità e perciò nessun dovere di risarcire, se lo sventurato risulta essere un “abituè” del luogo dell’incidente.
In questo caso, secondo la Suprema Corte, non si può parlare di “insidia o trabocchetto” in quanto il cittadino, essendo a conoscenza della buca, ha la capacità di evitare l’infortunio.
Stando a questo orientamento per ottenere tutela non basterebbe più dimostrare la presenza di un pericolo celato, ma compiere un passo ancor più arduo: Dimostrare che la strada era tutt’altro che nota.
Penserete bene dell’impossibilità di ciò, se vi trovate in un paesino o una città che conoscete come le vostre tasche! Per questo, solo per il fatto che una persona conosce la strada e le sue imperfezioni, verrà considerata responsabile dell’avvenimento.
Infine, da notare bene è che il rischio che si potrà correre, se la Corte deciderà di mantenere questo orientamento, la conseguenza più ovvia è una sempre più rada attenzione e manutenzione delle strade da parte dei Comuni.
Per questa ragione, nell’attesa e nella speranza di una presa di coscienza della Corte o degli Organi Parlamentari il consiglio è: Tenete gli occhi aperti!