Molti diranno “Finalmente!”.
Grazie ad una recente Sentenza della Corte di Cassazione le telefonate fatte a fini commerciali dagli operatori dei call center non potranno mai più avvenire sui cellulari degli italiani se questi non hanno prima fornito il proprio esplicito consenso.
La straordinaria sentenza (n. 2196/16 del 4.02.2016) della Cassazione riporterà la pace ai consumatori ossessionati dagli squilli degli operatori pubblicitari.
E’ una Sentenza rivoluzionaria perché, almeno per quanto riguarda il mondo della telefonia mobile, viene capovolto il principio dell’opt-out introdotto nel 2009 (e che già all’epoca era stato fonte di numerose critiche), principio in base al quale la telefonata è sempre lecita, salvo esplicita opposizione dell’utente.
Questo principio vale, però, secondo la Suprema Corte, solo quando l’operatore di telemarketing chiama sulla linea fissa, solo se il numero è riportato negli elenchi pubblici, e sempre che non utilizzi i sistemi di selezione automatica delle chiamate, sistemi che portano al deprecabile fenomeno delle “telefonate mute”.
Molte aziende infatti usano un sistema che, per aumentare la produttività del call center, fa partire in automatico un numero di chiamate superiore a quello dei centralinisti, presupponendo che alcune vadano a vuoto.
Se la quota di destinatari che rispondono supera quella presunta dal sistema, alcune telefonate, non potendo essere passate a nessun operatore, vengono immediatamente interrotte, ma intanto nelle case dei consumatori il teleono ha già squillato.
Anche se l’operatore è disponibile, comunque, il primo a trovarsi in linea con il consumatore non è il centralinista, ma il sistema informatico, e quindi si presenta un fastidiosissimo effetto: subito dopo il “pronto chi parla?” non c’è nessuno a rispondere immediatamente;
Il telefonista, infatti, non fa in tempo all’immediata replica e, quindi, l’utente – già infastidito – deve attendere qualche secondo. Il che a volte potrebbe portare anche a credere che, dall’altro lato del telefono, vi possa essere qualche malintenzionato che chiama solo per sapere se la casa sia vuota o occupata.
Ebbene, secondo la Cassazione l’opt-out (“ti chiamo salvo tua contraria richiesta”) è possibile solo nelle chiamate fatte da operatore, senza ausilio di sistemi automatici. E il fatto che l’opt-out riguardi solo chi compare negli elenchi telefonici esclude che si possa chiamare a fini commerciali una persona sul cellulare senza il suo consenso.
Dunque, tutte le volte in cui l’operatore chiama su linee di telefono mobili oppure utilizzi, anche sulle linee fisse, gli strumenti di selezione automatica dei numeri da chiamare (con le conseguenti “telefonate mute”), vale l’opposto sistema dell’opt-in (“ti chiamo solo se hai dato il previo consenso alle telefonate commerciali”).
In sintesi, da oggi in poi, tutte le volte in cui riceverete una telefonata sul cellulare da un soggetto che vuole vendervi un nuovo contratto telefonico o una migliore offerta per la luce di casa, oppure tutte le volte in cui sulla vostra linea fissa, dopo aver risposto, dovrete attendere qualche secondo prima di sentire parlare qualcuno, saprete che potrete denunciare la società di call center al Garante della Privacy o al giudice se, prima di tale telefonata, non avete mai dato il consenso al trattamento dei vostri dati per fini commerciali.