Impianto di Trattamento dei rifiuti di Guidonia Montecelio. Codici, Earth e “Cittadini per Fonte Nuova è nostra” impugnano davanti al TAR il provvedimento di chiusura della Conferenza dei Servizi

Impianto di Trattamento dei rifiuti di Guidonia Montecelio. Codici, Earth e “Cittadini per Fonte Nuova è nostra” impugnano davanti al TAR il provvedimento di chiusura della Conferenza dei Servizi

Le Associazioni Codici, Earth e “Cittadini per Fonte Nuova è nostra” hanno impugnato davanti al TAR il provvedimento di chiusura, avente esito positivo, della Conferenza dei Servizi finalizzata al rinnovo dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) per l’impianto TMB dell’Inviolata di Guidonia Montecelio.

Via libera quindi all’impianto programmato sulla base del fabbisogno del 2003, quindi oramai vecchio di oltre quindici anni. Era stato programmato all’epoca per 190 mila tonnellate di rifiuti all’anno, un fabbisogno che in seguito alle politiche degli ultimi vent’anni è stato di gran lunga ridotto nel quadrante nord-est della Provincia di Roma, il quale ha raggiunto oramai elevati livelli di raccolta differenziata. Pertanto l’illogicità di conferire ad un impianto obsoleto come questo adatto all’indifferenziata pura e semplice per intenderci, e non invece al rifiuto porta a porta, che oramai per buona prassi è stato avviato nella zona grazie alle politiche virtuose dei Comuni: tutto questo è assolutamente in contrasto con le politiche Zero Waste e le esigenze dei 48 Comuni della zona che in passato sversavano nella discarica dell’Inviolata. Una filiera dei rifiuti che non richiede più, a distanza di oltre 15 anni, un impianto di tali dimensioni (190 mila tonnellate annue).
Si tenga poi in considerazione che il prodotto del TMB, il rifiuto, viene successivamente trasformato in CSS (combustibile solido secondario, tipo di combustibile derivato dalla lavorazione dei rifiuti urbani non pericolosi e speciali non pericolosi) che viene portato all’incenerimento e finisce nel cementificio della Buzzi Unicem della zona, con tutto quello che ne consegue.
Secondo le Associazioni ricorrenti non si può ulteriormente aggravare, con un impianto TMB, un’area in cui insistono la discarica dell’Inviolata cave, bretella autostradale e il cementificio, e la cui falda acquifera è già seriamente compromessa.
L’impianto, inoltre, si trova al centro di un’area dichiarata di elevato interesse pubblico con un vincolo paesaggistico imposto dal Ministero per la Tutela dell’Ambiente e dei Beni Culturali (MIBACT). Il TMB, pertanto, non è assolutamente compatibile con le limitazioni imposte dal Decreto del 16/09/2019 del MIBACT che vincola tutta l’area alla tutela paesaggistica e archeologica.
Dal 2011, quindi, la falda acquifera dell’Inviolata è inquinata (in particolare, con la presenza di metalli pesanti ben oltre le soglie di legge), tutto ciò a conoscenza e documentato dell’ARPA del Lazio. L’impianto TMB andrebbe ad insistere proprio su un’area adiacente alla ex discarica dell’Inviolata, che avrebbe dovuto essere preventivamente bonificata per preservare e tutelare la falda acquifera.
Bisogna considerare, inoltre che lo stesso impianto TMB è sottoposto a sequestro penale (procedimento in corso al Tribunale di Tivoli il quale, proprio di recente ha reiterato e confermato la misura cautelare) per i gravi vizi che hanno condotto al rilascio della prima autorizzazione integrata. Si rammenta, infatti che l’AIA del 2010 fu rilasciata senza i parere vincolante del MIBACT.
Tutte le criticità rilevate sono state più volte segnalate anche alla politica locale e nazionale ma ogni appello è rimasto nel vuoto. Tanto più se si considera che lo stesso Consiglio dei Ministri, con una deliberazione del dicembre 2017 (anch’essa impugnata al Tar) ha invitato la Regione Lazio a definire positivamente il procedimento di rinnovo dell’AIA, soprassedendo sul mancato parere del MIBACT per la concessione della prima AIA e dichiarando non applicabile, in sede di rinnovo, la “dichiarazione di notevole interesse pubblico”, con cui nel frattempo era stata qualificata tutta l’area.
“Prima di fare ricorso al Tar, come Associazione dei Cittadini, abbiamo scritto a Regione Lazio e proposto la revoca di questi atti. Qualche Consigliere Regionale ha recepito, ma nessuno ha dato risposte concrete. Il ricorso al Tar è stato quindi un passo obbligato per tutelare la salute e la salubrità della nostra area e gli interessi dei cittadini del quadrante nord est della provincia di Roma. Come Associazione Civica abbiamo unito le forze con l’Associazione Codici ed l’Associazione Earth, perché del resto, non possiamo più aspettare risposte a livello nazionale e a livello locale” – afferma Donatella Ibba – Presidente dell’Associazione “Cittadini per Fonte Nuova è nostra”.
Valentina Coppola – Presidente di Earth afferma: “abbiamo impugnato al TAR perché è inaccettabile che si individui un’area ad elevato interesse ambientale ed archeologico per la costruzione del TMB, ci aspettiamo che si cominci a dare valore all’ambiente concretamente”.
Del resto l’Associazione CODICI da anni sta seguendo le vicende giudiziali collegate alla gestione del ciclo dei rifiuti della Regione Lazio: “Ci siamo costituiti parte civile in numerosi procedimenti penali aventi ad oggetto la commissione di reati ambientali. Non potevamo rimanere inerti di fronte alla vicenda del TMB (peraltro già sotto sequestro giudiziale), soprattutto alla luce delle macroscopiche criticità dell’impianto, che di fatto va ad incidere e pregiudicare ulteriormente una zona che, al contrario, andrebbe tutelata e valorizzata per il pregio paesaggistico e archeologico” – ha dichiarato Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale dell’Associazione CODICI.

 

Dott.ssa Carla Pillitu,
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