Weekend piuttosto impegnato quello appena passato, tra il sacro (più o meno) delle elezioni italiane e il profano (neanche troppo) degli Oscar 2018.
Lasciando ai posteri il dovere di parlare delle elezioni e delle sue conseguenze oggi noi ci limitiamo ad interessarci alla 90esima edizione degli Oscar.
Edizione che passerà probabilmente alla storia come la prima edizione post-Weinstein.
Il vincitore indiscusso di questa edizione è stato, senza dubbio, The Shape of Water di Guillermo Del Toro, che si è aggiudicato ben quattro statuine: Miglior Film, Miglior Regia, la Miglior colonna sonora e Miglior scenografia. Seguito da Dunkirk di Nolan ha avuto la sua parte di riconoscimento con tre Oscar (Miglior montaggio sonoro, Miglior sonoro e Miglior montaggio).
Uno spazio anche per il cinema italiano con Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino che vince la statuetta per Miglior Regia non originale, premiando l’89enne James Ivory per l’adattamento del romanzo al film.
Premi singoli invece per il Miglior Attore Protagonista che va a Gary Oldman, inglese trapiantato negli States, con il suo Churchill in L’ora più buia (che si prende anche il premio per il miglior trucco, proprio per l’estrema trasformazione fisica di Oldman).
La migliore attrice è Frances McDormand per Tre manifesti a Ebbing, Missouri, seconda volta premio Oscar dopo Fargo nel 1997 e il Miglior attore non protagonsta è il suo collega nella pellicola Sam Rockwell, che nel suo discorso di ringraziamento ha ricordato il collega e amico Philip Seymour Hoffman deceduto nel 2014.
Come ogni anno i minuti di ringraziamenti sono stati utilizzati dai vincitori per mandare dei messaggi sociali, come quello di Lupita Nyong’o e Kumail Nanjiani che hanno portato sul palco il problema molto discusso dei DREAMers o Frances McDormand, che ha parlato dell’INCLUSION RIDER, cioè una clausola da contratto che riguarda l’inclusività nelle troupe cinematografiche, per garantire la presenza di donne, neri e altri gruppi sottorappresentati.
James Ivory parla poi del suo Chiamami col tuo nome, film a tema LGBTQ, dicendo “Non importa se siamo omo o etero ma tutti siamo passati attraverso l’esperienza del primo amore”
In tutto questo lo scandalo Weinstein non è passato in sordina, soprattutto nelle mani del conduttore Jimmy Kimmel che ha, ironicamente, parlato della Statuetta Oscar come “Sicuramente l’uomo più rispettoso della città: tiene le mani ben in evidenza e soprattutto non ha pene”
Era un diretto riferimento alla statua dorata, apparsa pochi giorni fa a Los Angeles, che rappresentava il produttore cinematografico in vestaglia di seta e pantofole.
Il nome del pezzo d’arte è «Casting Couch» (il sofà del casting) e nella rappresentazione Weinstein ha in mano un Oscar (simbolo evidentemente fallico) con l’intenzione di mettere in luce la questione delle molestie nell’industria del cinema e anche fungere da promemoria dei mesi precedenti.
Il pezzo è opera di l’opera di Plastic Jesus, un artista di strada di Los Angeles, e Joshua «Ginger» Monroe già conosciuto per le statue nude di Donald Trump collocate nel 2016 nelle principali città degli Stati Uniti.
Non si è neanche fatto riferimento (a buon ragione) allo scandalo che ha travolto Del Toro e la sua pellicola vincitrice, cioè le accuse di plagio da parte di David Zindel, figlio di Paul Zindel, scrittore e drammaturgo vincitore di un Pulitzer, morto nel 2003.
Per Zindel Junior Del Toro avrebbe copiato una storia scritta dal padre nel 1969 dal titolo “Let me hear your Whisper” e ha chiesto che ne vengano bloccate le proiezioni e che gli venga riconosciuta una parte dei ricavi.
Le accuse di Zindel però sono state ritenute senza fondamento, ma forse il dubbio ha un pò sporcato la vittoria del regista.
I picchi di qualità sono stati molti durante questi Oscar 2018, ma l’aria era sicuramente cambiata. Sicuramente l’atmosfera era più rilassata rispetto ai Golden Globe, caratterizzati da look total black di protesta e battute sarcastiche sulla mancata vittoria di donne alla regia, ma non possiamo dire che l’uragano che ha travolto Hollywood negli ultimi mesi sia solo un lontano ricordo.
Questo periodo porterà dei veri e propri cambiamenti nel mondo dello spettacolo statunitense, o sarà solo un momento di passaggio, prima di tornare alla “normalità”?
Fonte: CODICI: Il primo Oscar post-Weinstein
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