Settore automotive: un mercato che non conosce crisi
Crescono in Italia le immatricolazioni, ma il parco auto rimane ancora troppo vecchio.

 

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Cresce in Italia il mercato automobilistico: nonostante la crisi dell’ultimo decennio, il mercato automobilistico è sempre più refrattario nei confronti della crisi. Nell’anno fiscale 2016-2017 gli analisti hanno registrato un +7,1% nel mese di ottobre pari a 157.900 immatricolazione, con una stima futura di circa 2 milioni di auto vendute per la fine dell’anno. Tuttavia nonostante gli elevati tassi di crescita c’è un dato preoccupante, se si pensa soprattutto alla sostenibilità e all’inquinamento ambientale: una ricerca del centro Studi e Statistiche UNREA ha ipotizzato un numero compreso tra 6 e 8 milioni di veicoli ad elevato impatto ambientale, ossia quei veicoli che non rispettano le odierne restrizioni in materia di inquinamento. Nonostante questi dati preoccupanti, le auto euro 6 – entrate ufficialmente in vigore dal 2015 – hanno permesso di ridurre di 126.000 tonnellate la Co2 nella nostra atmosfera rispetto a tre anni fa, sintomo questo di come gli sforzi verso la sostenibilità stiano dando i loro frutti: una buona notizia quindi, anche per tutte quelle cause automobilistiche che in futuro concentreranno sempre più sforzi in questa direzione.

Dati alla mano, il mese di ottobre ha visto la crescita delle vendite ai privati (+4% e 92.707 immatricolazioni) dopo due anni in forte ribasso, una crescita che però non va di pari passo alla quota di mercato, sempre più spesso “soffocata” dal settore del car-renting, sia a breve che a lungo termine (come ad esempio Avis). Buona anche la crescita del mercato dell’usato che si attesta su un (+2,9%) rispetto all’anno scorso e con 421.527 passaggi di proprietà: un mercato quindi che in toto gode di buona salute.

Se andiamo a confrontare i dati delle singole automobilistiche emerge un dato interessante; Alfa Romeo è in aumento grazie al lancio dello Stelvio e fa registrare un ottimo (+10,27%), così come buona è anche la crescita del marchio Jeep/Dodge che grazie alla nuova Compass si attesta sul (+47,22%). Nota negativa per Ford (in leggero calo) e per BMW che ha chiuso in rosso (-10,71%). Vanno forte le auto francesi con PSA che fa registrare un (+18,36%) e Renault (+32,9%). Discorso a parte per Toyota: il colosso giapponese (primo al mondo per numero di auto prodotte ndr.) traina il mercato dell’ibrido/elettrico con un (+21,51%), segno questo di un mercato in fase di maturazione che fa ben sperare anche le altre cause automobilistiche. Entro il 2022 infatti, molte case automobilistiche (soprattutto Audi, Volvo e BMW) puntano a sostituire la loro offerta con auto a propulsione ibrida/elettrica, un importante passo in avanti nella sostenibilità.

 

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Ma il sogno di cavalcare l’elettricità rischia di rimanere nel cassetto; nella canea di opinioni contrastanti, l’Italia ha un “lag” importante rispetto agli altri paesi europei. Il Bel paese ha una crescita irrisoria delle auto elettriche (solo lo 0,2%), nonostante sul tessuto nazionale la presenza di colonnine per la ricarica è raddoppiata rispetto all’anno precedente. Si sono mosse bene sul mercato Francia e Norvegia, grazie soprattutto agli incentivi generosi e a una serie di bonus messi a disposizione dalle regioni: in Francia addirittura il ministro della transizione ecologica Nicolas Hulot, ha annunciato di voler proibire la vendita dell’auto diesel-benzina entro il 2040, meta piuttosto ambiziosa considerando che questi veicoli hanno rappresentato circa il 95% delle immatricolazioni francesi. In Italia il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda si è pronunciato circa la possibilità di incentivare il passaggio alle auto a metano e ibride, andando a incentivare le famiglie con redditi più bassi e con macchine più vecchie.

Nonostante promesse e risvolti futuri, la fetta dell’auto elettrica è molto ridimensionata, se paragonata all’1,5% di altre paesi come la Cina, la Francia e il Regno Unito.

 

Francesco Sanetti



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