«È un paese pieno di persone disposte a dare una mano, capaci di offrirti aiuto anche se non lo chiedi, dove è raro trovare individui senza sentimento.
Ciò non toglie che di problemi ne abbia parecchi, a cominciare da quello che definirei una vergogna nazionale: i bagni. Pochi, o inaccessibili, o sporchi, o senza sapone o carta igienica, o senza chiave e dunque senza privacy. Per un disabile, da questo punto di vista, viaggiare in Italia è una tragedia. Gli italiani, tutti, dovrebbero scendere in piazza in nome della dignità dei disabili, sapendo che il rispetto per loro passa anche da qui. E sempre, entrando nei bagni di bar e musei, segnalare ai gestori quel che non va».* Parola di Simonetta Agnello Hornby, scrittrice italiana britannizzatasi in giovane età (La Mennulara e in Italia per la presentazione del recente, Nessuno può volare scritto col figlio George, costretto sulla sedia a rotelle). Lo sdegno d’una persona che rientra in Italia e trova che le cose non cambiano mai, neppure in fatto di igiene: tanto decantato in ogni casa privata, sembra uno degli orgogli nazionali, e difficile da dimostrare agli ospiti stranieri, compresi i nord europei, considerati spesso proprio dagli italiani ‘non troppo puliti’. Ho assistito solo una volta allo sfogo d’una collega corsista che lamentava che nel posto dov’era ospitato il corso, una libreria, il bagno si presentasse in uno stato pietoso; risposta dei gestori, nessuna, tranne la bocca spalancata da uno stupore scandalizzato come se gli avessero toccato i valori familiari senza motivo alcuno. Perché gli italiani non si ribellano a questo stato di cose: perché s’aspettano, alla richiesta al diritto di avere pulizia nei musei, al ristorante, nei bar, fin nei luoghi dove sembrerebbe scontato averla (ambulatori, ospedali – ne conosco uno che in stanza, ai degenti, fornisce solo acqua fredda!!), risposte denigratorie, di scherno, indifferenza etc. Questo accade per molti ‘vizietti’ nazionali, forse più stigmatizzati dell’incuria nei servizi igienici, come il ritardo o la mancanza atavica dei mezzi pubblici, l’essere trattati da ignoranti agli sportelli pubblici e privati. Pulire i servizi igienici a disposizione del pubblico, essere meno approssimativi negli orari dei servizi e dei musei, anche in provincia, servire meglio il territorio con mezzi di trasporto condivisi non è ‘solo’ quello che sembra, ovvero ridare ai cittadini ciò che pagano in fatto di tasse – a quelli che le pagano, ovviamente, anche per gli altri – ma rendere nei fatti ciò che a parole già crediamo di essere: civili. (Serena Grizi)
*dalla intervista di Maria Cristina Carratù appara su Il Venerdì di Repubblica – 13 ottobre 2017
Fonte: CODICI: Quelle piccole inciviltà che non vediamo (più)
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