Con l’espressione digital divide si fa riferimento al divario ancora esistente tra quelle fasce di popolazione che hanno la possibilità di accedere – in modo totale o parziale – alla rete e coloro che sono invece del tutto esclusi. Data la grande esplosione del web, delle numerose tecnologie a disposizione e del tempo che si trascorre in rete, sembra davvero strano parlare ancora di digital divide e pensare che al mondo ci sono oltre 42 milioni di individui, circa il 60% del totale della popolazione mondiale, sprovvisti di connessione Internet privata.
I dati sono invece veritieri e sono riportati in maniera dettagliata dal rapporto della Banca Mondiale presentato lo scorso 13 gennaio a Washington. Il digital divide è un fenomeno reale e spesso riflette le condizioni socio-economiche di un Paese. In India– ad esempio –oltre 1 miliardo di persone non possiedono i mezzi per collegarsi alla rete. Seguono subito dopo la Cina, con 755 milioni e al terzo posto l’Indonesia con 213 milioni di persone.
Interventi per ridurre il digitale divide
Secondo Kaushik Basu, capo economista della Banca Mondiale, il persistere di questo problema potrebbe originare una “nuova classe sociale di emarginati”, un rischio che dovrebbe intensificare gli interventi a favore della diffusione delle nuove tecnologie di comunicazione nel mondo. In realtà qualche intervento per ridurre il divario digitale è stato attuato nel corso degli ultimi anni, portando il numero degli utenti connessi da 1 miliardo a 3.2 miliardi in soli dieci anni. Tuttavia la diffusione della rete continua ad essere maggiore nei Paesi più ricchi, come quelli europei e americani.
Le proposte dei “colossi”
Per incentivare la diffusione della rete nel mondo sono state avanzate anche delle proposte da parte dei grandi colossi della rete. Tra i progetti più ambiziosi rientra quello annunciato da Mark Zuckerberg di Facebook, che prevede per i cittadini indiani la possibilità di accedere gratuitamente ai siti di pubblica utilità. Il progetto ha però subito un forte rallentamento in seguito alle procedure adottate per la selezione dei siti considerati “utili”, che ovviamente comprendevano lo stesso Facebook.
La critica maggiore riguarda infatti la mancanza di neutralità nelle procedure di selezione dei siti e quindi l’attuazione di una politica sleale contro i siti concorrenti. Il progetto offre infatti ai cittadini indiani la possibilità di accedere gratis a delle app legate a sanità, scuola e impiego, ma non ad altri portali, come YouTube, Gmail, Google o Twitter. Tra le altre proposte rientra anche quella di Google che prevede di diffondere la rete attraverso l’uso di palloni e satelliti aerostatici e quella di Tesla che pensa invece di creare e lanciare nello spazio dei piccoli satelliti per espandere così l’accesso alla rete dallo spazio.