Le famiglie italiane non possono più permettersi il CEPU.
Il più noto istituto di preparazione agli esami universitari ha chiesto il fallimento dopo che nei giorni scorsi la Procura di Roma aveva dato parere negativo al concordato proposto.
Sui conti pesa un indebitamento di 122 milioni, 38 dei quali verso gli istituti di previdenza, altri 36 nei confronti dell’Erario e 24 verso i fornitori (tra cui decine di collaboratori a partita Iva). Nel verbale di assemblea si legge che l’andamento drammatico dei conti è dovuto alla “mancanza di ricavi relativi al contratto di 15 milioni di euro con il ministero libico e a una strategia commerciale che non ha generato il risultato atteso” oltreché la “crisi finanziaria delle famiglie”.
Moltissime persone, ormai costrette a rinunciare la necessario, rinunciano a fornire supporti esterni all’educazione dei propri figli, perché non possono più permetterselo.
Che la crisi, che ormai ha consumato il presente di molti italiani, inizi piano piano ad erodere anche il futuro delle nuove generazioni?