di Lucia Izzo – Tutti conosciamo il canone TV ordinario, ovvero l’imposta sulla detenzione nell’ambito familiare (abitazione privata) di uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radio televisive (cfr. artt. 1 e 2 del R.D.L. 246/1938 e s.m.i.). Accanto a questo tributo emerge anche il c.d. canone RAI “speciale” che va pagato da coloro che detengono uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radio televisive in esercizi pubblici, in locali aperti al pubblico o comunque fuori dell’ambito familiare, o che li impiegano a scopo di lucro diretto o indiretto. Si pensi, ad esempio, al caso delle catene alberghiere o delle filiali di banca. Questo periodo emergenziale, dovuto alla diffusione del virus COVID-19, non ha fermato (del tutto) …