di Lucia Izzo – Chi assume di aver subito una condotta vessatoria da mobbing dovrà dimostrare l’intento persecutorio per ottenere il risarcimento del danno per la condotta ascritta del datore di lavoro. Infatti, l’elemento riqualificante non va ricercato nell’illegittimità dei singoli atti, in quanto non ogni inadempimento genera necessariamente un danno, ma proprio nell’elemento soggettivo che li unifica e che sorregge la condotta del datore di lavoro. Anche l’asserito danno all’immagine e alla professionalità dovrà essere provato dal dipendente con specifiche allegazioni e non in maniera generica. Risarcimento danno per mobbingI comportamenti mobbizzantiLa prova del danno alla professionalitàL’elemento essenziale del mobbing: l’intento persecutorioRisarcimento danno per mobbing[Torna su]…

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