di Annamaria Villafrate – La Cassazione con l’ordinanza n. 4245/2020 (sotto allegata) accoglie due motivi del ricorso avanzati dai familiari di un ventenne, morto al termine di un secondo ricovero in cui è stato scoperto che il ragazzo era affetto dal morbo di Crohn e non da bulimia e ansia come diagnosticato nel corso di una precedente degenza. Per gli Ermellini la sentenza della Corte d’Appello, come del resto rilevato dai ricorrenti, è contraddittoria. Dapprima essa afferma infatti che non vi erano dati clinici al momento delle dimissioni dal primo ospedale in grado di attestare lo stato della malattia, poi però dichiara che la situazione del ragazzo non si era aggravata tra un ricovero e l’altro. Se è vero che i dati clinici mancanti sarebbero stati rilevanti per provare la presenza …

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