Insediato il Tavolo Regionale su Sovraindebitamento e Usura CODICI Lazio

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Insediato il Tavolo Regionale su Sovraindebitamento e Usura CODICI Lazio

Breve resoconto dell’emblematica vicenda dell’Assegnazione dei Fondi Pon Sicurezza 2007/2013

Si è insediato il 30 gennaio scorso, alla presenza dell’Assessore Regionale alle Politiche Sociali, Rita Visini, il Tavolo regionale sul Sovraindebitamento e Usura. Molte le problematiche sul tavolo, dalla mancanza di fondi per il supporto delle Associazioni che operano sul territorio, all’assenza delle Istituzioni. L’insediamento è stato tanto più apprezzato quando si è auspicato che non rimarrà una delle tante iniziative esistenti sulla carta ma non in grado di dare una concreta risposta alle gravissime problematiche esistenti.

Per l’Associazione CODICI Lazio, ha presenziato l’Avv. Carmine Laurenzano, il quale ha richiamato l’attenzione dell’Assessore e dei colleghi sulla necessità che il Tavolo diventi anche un momento politico e di raccordo delle problematiche regionali con quelle nazionali. E’ stato inevitabile puntare il dito sulle gravi problematiche di tutte le politiche nazionali rivolte alla lotta al racket e all’usura. In particolare l’Avv. Laurenzano, condividendo le esperienze maturate in oltre 15 anni di iniziative antiracket e antiusura per conto dell’Associazione CODICI, ha evidenziato la necessità di rivedere le procedure per l’accesso ai fondi di solidarietà delle vittime del racket e dell’usura (di cui alle leggi 108/96 e 44/99), del tutto inadeguate per consentire una risposta concreta e soprattutto non in grado di premiare chi denuncia, tanto che il numero delle denunce negli ultimi anni è drasticamente calato, mentre il fenomeno è in forte espansione e crescita.

La pressante burocrazia, poi, si accompagna ad una incapacità normativa di cogliere gli effetti della disciplina. Il richiamo espresso al Regolamento D.M. 220/07, che ha imposto alle Associazioni di tutela di poter essere iscritte nel registro prefettizio della provincia ove hanno la sede principale, con la cancellazione da tutti gli altri registri, ha portato ad un impoverimento dell’esperienza dell’antiracket e antiusura e alla perdita di know-how. Così ancora la miopia nel nascondere la crescita di fenomeni criminosi in Regioni come la Lombardia e il Lazio.

Emblematica in tutto questa è la vicenda con ricorsi amministrativi prima al Tar Palermo e quindi presso il Consiglio di Giustizia Amministrativa della Regione Sicilia, seguita dall’Avv. Laurenzano di CODICI Lazio. In particolare, il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Sicilia ha accolto nel dicembre 2017 il ricorso cautelare promosso con l’Avv. Manfredi Zammataro dell’Associazione CODICI Sicilia e, ribaltando la pronuncia di rigetto del T.A.R Sicilia, imponendo alla Prefettura di Palermo di reinserire l’Associazione CODICI Sicilia nell’elenco delle Associazioni per la lotta al racket e dell’usura.

La vicenda aveva preso le mosse la scorsa estate quando l’Associazione CODICI Sicilia, malgrado una poderosa attività antiracket e antiusura su tutto il territorio siciliano, coordinata e seguita dall’Avv. Manfredi Zammataro, si era vista cancellare dal Registro delle Associazioni per la tutela delle vittime del racket e dell’usura. Secondo la prefettura di Palermo, l’attività svolta nella sola Provincia di Palermo non era sufficiente per mantenere i requisiti previsti dal decreto ministeriale n. 220/2007 e successive modifiche. La vicenda giudiziaria, seguita dall’Avv. Laurenzano e dall’Avv. Zammataro di CODICI Lazio e Sicilia, si è al momento risolta con la corretta interpretazione dell’art. 3 del d.m. che prevede la possibilità per le associazioni di iscriversi esclusivamente presso il registro prefettizio ove le stesse associazioni hanno la “sede principale” prevista dallo Statuto.

Nella specie il Consiglio di Giustizia Amministrativa, in fase di appello, ha ritenuto che tale norma non vincola l’istruttoria per la verifica del mantenimento dei requisiti alla sola Provincia di riferimento della “sede principale”, dovendosi dare atto e riscontro di tutta l’attività svolta, anche al di fuori della Provincia di riferimento, dalla compagine associativa, ritenuta pertanto altamente meritevole di mantenere requisiti per l’iscrizione.

Fin qui sembrerebbe che la vicenda giudiziaria, causata da una erronea e restrittiva interpretazione normativa da parte della Prefettura di Palermo, possa assomigliare a tante altre vicende caratterizzate da una forte superficialità da parte delle Pubbliche Amministrazioni.  Ma vi è il dubbio che vi sia dell’altro. Per rispondere a questo dubbio, che può essere ovviamente una mera ipotesi o congettura, bisogna fare un passo indietro di un decennio o poco più. Siamo nel periodo 2006/07, in Europa si discute dei finanziamenti PON Sicurezza (Programma Operarivo Nazionale per la Sicurezza), con lo stanziamento di qualcosa come 13 milioni di euro da destinarsi a progetti per la lotta e il contrasto ai fenomeni della criminalità organizzata, racket e usura nelle regioni disagiate nel mezzogiorno (Campania, Sicilia, Puglia, Calabria).

Sta di fatto che, prima ancora della notizia ufficiale degli stanziamenti PON SICUREZZA 2007-2013 (poi varati nel 2010) girano nei corridoi del Ministero dell’Interno (in particolare nelle stanze di qualche sottosegretario) e di quelli di Bruxelles (in maniera del tutto informale e non ufficiale) alcuni progetti già belli e pronti per spendere le ingenti somme che l’Europa è in procinto di mettere a disposizione.

Vi è un problema però: troppa “concorrenza” (e il termine, come vedremo, non è utilizzato a caso). A quell’epoca, l’Associazione CODICI e le relative strutture regionali vantavano un primato d’avanguardia: l’iscrizione in 15 registri Prefettizi delle Associazioni Antiracket e Antiusura (tra cui Milano, Bologna, Roma, Napoli, Bari, Pescara, Taranto, Messina, Catanzaro,etc..) cosa che faceva dell’Associazione CODICI la compagina associativa più radicata su tutto il territorio nazionale, con presenza non solo presso le regioni più disagiate, ma anche al Nord Italia, tanto da essere stata la prima associazione, fin dal 2006/07 a denunciare la presenza di criminalità organizzata, nazionale e internazionale, e fenomeni di racket e usura nelle città di Milano e Roma, cosa per la quale, a quel tempo veniva tacciata (e tacitata) dai Prefetti di provocare “allarmismo” sociale! L’Associazione presentava circa il 10% delle denunce a livello nazionale, assistendo decine di imprenditori per l’accesso ai fondi di solidarietà previsti dalle leggi 108/96 e 44/99.

Forse, si sottolinea “forse”, una compagine con una presenza così estesa, con la possibilità di trasferire il know-how e l’esperienza su tutti i territori, forse, avrebbe potuto presentare progetti idonei a finalizzare seriamente investimenti importanti per la lotta alla criminalità organizzata, al racket e all’usura. Sta di fatto che – coincidenza vuole – a fine 2007 il Ministero dell’Interno emana il regolamento 220/07, che modifica i criteri e requisiti per l’iscrizione delle Associazioni antiracket e antiusura nei registri prefettizi. Tra i criteri è stato introdotto quello della possibilità di iscrizione in un unico registro prefettizio, ossia quello dove la compagine associativa ha la SEDE PRINCIPALE, così come determinata dallo Statuto.

L’effetto di tale norma è stato (volutamente?!) sottovalutato: l’Associazione CODICI si è trovata, con un colpo di spugna, ad essere cancellata da tutti i registri prefettizi (escluso Roma, come registro prefettizio ove insiste la sede principale). L’effetto ulteriore: le Regioni e i Prefetti hanno coordinato le attività antiracket e antiusura confrontandosi esclusivamente con le Associazioni iscritte nei registri locali, escludendo dalla consultazione, partecipazione e coinvolgimento le strutture regionali dell’Associazione CODICI (poiché non risultavano iscritte nel relativo registro prefettizio); nei giudizi penali, è stata data rilevanza al criterio della presenza territoriale attraverso l’iscrizione nel relativo registro prefettizio, da cui l’Associazione CODICI, non risultando più iscritta, nei tribunali al di fuori di Roma si è vista estromettere dai processi (in alcuni casi dove era già costituita parte civile); ulteriore effetto: le vittime del racket e dell’usura, al di fuori di Roma, non hanno trovato più nelle compagini regionali dell’Associazione CODICI un punto di riferimento, sia per denunciare che per avviare le istanza di accesso ai fondi di solidarietà.

La completa perdita di know-how è stato il peggior danno, non solo alla compagine associativa, ma anche a tutto il mondo dell’antiracket e dell’antiusura.
E i finanziamenti PON SICUREZZA 2007-2013? Ovviamente sono stati dirottati sulle Associazioni iscritte nei registri prefettizi presenti nelle regioni coinvolte (Campania, Calabria, Sicilia, Puglia). Laddove l’associazione CODICI era stata appena cancellata a seguito della entrata in vigore del d.m. 220/07. Se poi valutiamo il sistema di assegnazione dei fondi, si aprono vasi di pandora. I fondi, infatti, sono stati destinati alla realizzazione di quei progetti che in via ufficiosa già circolavano fin dal 2007 tra le stanze del Ministero e di Bruxelles. Sono stati assegnati senza alcuna procedura ad evidenza pubblica. D’altronde una volta sbaragliata la “concorrenza” la scelta diventava semplice.

Si parla non a caso di “concorrenza”.  Si, perché i collaboratori e consulenti reperiti per la realizzazione dei progetti (e anche sulle procedure di individuazione vi è parecchio da dire), nei propri contratti di collaborazione si sono visti inserire delle vere proprie clausole di esclusiva in base alle quali non avrebbero dovuto svolgere contestualmente, attività professionale in favore di associazioni o enti “in concorrenza” (così il dato riportato letteralmente) con la FAI. Si può parlare di “concorrenza” in un contesto di associazioni che dovrebbero avere tutte un fine comune, la lotta al racket e all’usura?  Quando ci sono in ballo 13 milioni di euro, la risposta non può che essere, evidentemente, SI.

Quindi, “a voler pensar male”, si direbbe che la politica degli ultimi 10 per la lotta al racket e all’usura sia stata incentrata più sul modo di far fuori i “concorrenti” dal mercato dell’antiracket e antiusura, piuttosto che a cercare di realizzare iniziative effettivamente tese alla soluzione dei problemi, ovvero a portare le vittime a denunciare. D’altronde, il dubbio sollevato dalla Corte dei Conti sulle modalità di assegnazione dei milioni di Euro del PON SICUREZZA 2007-2013 (senza alcuna evidenza pubblica, con la sottoscrizione di 4 Convenzioni da parte del Ministero dell’Interno e Ufficio del Commissario per il coordinamento delle iniziative dell’antiracket e antiusura, con la FAI e associazioni aderenti alla FAI).

Soprattutto, nessuno dice quali sono stati i risultati di un investimento così poderoso, visto che a distanza di anni, le denunce da parte delle vittime della criminalità organizzata, del racket e dell’usura, sono state praticamente annullate, sancendo il totale fallimento delle politiche attuate e dei progetti finanziati e soprattutto sancendo l’ennesimo sperpero di fondi pubblici che, se correttamente investiti, avrebbero consentito sicuramente di ottenere risultati importanti.

D’altronde non è di recente che è stata coniata la frase LA MAFIA DELL’ANTIMAFIA (dal titolo del libro di Antonio Giangrande): è una espressione coniata nel mondo associativo della lotta alla criminalità organizzata per intendere e descrivere quei meccanismi che fanno sì che risorse e mezzi vengano incentrati e concentrati nelle solite mani, a volta in maniera del tutto inspiegabile.

In tutto questo contesto, l’Associazione CODICI Sicilia, divenuta compagine indipendente nell’ambito delle strutture dell’Associazione CODICI, era finalmente riuscita, grazie all’immenso lavoro dei propri rappresentanti regionali, a ottenere i requisiti per l’iscrizione nel registro prefettizio di Palermo (ove si trova la sede principale dell’Associazione). Negli ultimi mesi si sta parlando del probabile finanziamento di un nuovo PON SICUREZZA, sempre rivolto alle Regioni disagiate, tra cui la Sicilia. La coincidenza vuole che nel momento in cui si è ripresentata la possibilità di rifinanziare i progetti per la lotta alla criminalità organizzata, al racket e all’usura, l’Associazione CODICI Sicilia è stata cancellata dal registro prefettizio di Palermo, sulla base di una interpretazione normativa molto peculiare.

Coincidenza o meno, la vicenda sottolinea l’importanza di esportare esperienze, know-how al di fuori dei territori, così come è stato richiesto oggi al Tavolo per la lotta al Sovraindebitamento e all’Usura.



Fonte: CODICI: Insediato il Tavolo Regionale su Sovraindebitamento e Usura CODICI Lazio

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