Arabia Saudita: prima cittadinanza a Sophia, il Robot umanoide

La fine del 2017 porta sorprese a non finire. Dopo il lancio di smartphone sempre più innovativi, di tecnologie per la domotica sempre più complesse e del boom del virtuale, ecco che arriva una notizia a dir poco straordinaria. Uno dei paesi piu “avversi” ai diritti della persona, concede la cittadinanza a un robot umanoide: da non credere vero?

Sophia non è solo il primo robot umanoide ad entrare nella storia, ma è anche uno dei più avanzati robot mai prodotti; certo, questo non implica che Sophia è assimilabile all’uomo (di strada ce n’è ancora tanta da fare) perché manca di alcuni prerequisiti che conferiscono unicità al genere umano, come l’empatia e la creatività, ma in quanto a fattezze ed esecuzioni di azioni semplici non teme nessun confronto.

Al livello estetico Sophia ha i connotati di Audrey Hepburn. Il robot è stato progetto dalla Hanson Robotics, una nota azienda cinese con sede a Hong Kong; quanto ad innovazione tecnologica, Sophia è in grado di interagire con gli esseri umani, un vero e proprio breakthrough se si pensa che fino a qualche anno fa, i robot erano delle vere e proprie macchine che eseguivano delle azioni basilari e meccaniche.  Non solo, Sophia riesce ad imitare i gesti umani, replicando 62 espressioni facciali, e riuscendo a intrattenere delle conversazioni con i giornalisti che l’hanno intervistata, come in occasione dell’evento alle Nazioni unite del 13 ottobre. Tralasciando il potenziale insito all’interno di questo robot, l’aspetto più significativo è la capacità di ricordare le conversazioni precedenti e imparare sia da esse che dall’infinito database di informazioni di Internet. Queste straordinarie potenzialità, hanno indotto il governo dell’Arabia Saudita a concederle la cittadinanza, un fatto che ha diviso il panorama mondiale tra commenti ironici ad altri più critici, se si pensa alle enormi difficoltà in cui vessano le donne arabe proprio in tema di diritti civili.

Ma guardando il video (diffuso du Youtube)  ciò che colpisce di più è quella percezione di stare veramente parlando con uno di noi, un nostro simile in tutto e per tutto, un vero essere senziente che non risponde più in maniera meccanicistica e predeterminata, ma un essere con una sua logica che, seppur a livello primordiale, riesce a raffrontarsi all’essere umano. Curiosa e un po’ preoccupante è stato lo scenario descritto da Sophia Al recente Web summit di Lisbona; stando a quanto proferito dal robot, nei prossimo decenni le macchine potrebbero soppiantare l’essere umano, una visione darwiniana in cui per la prima volta nella storia l’uomo non è al vertice del potere.

Sempre più, quindi, la proliferazione dell’intelligenza artificiale come Sophia, rappresenta una spunto di riflessione importante sul nostro futuro. Quella sottile barriera tra realtà e fantascienza decantata negli anni in numerosi film, risulta essere una realtà sempre più possibile e imminente. L’epoca della singolarità tecnologica, quel periodo cioè in cui le macchine saranno completamente autonome, sembra essere sempre più spesso una possibile realtà.

Raymond Kurzweil, tra i più famosi teorici di tale prospettiva, oltreché collaboratore di Google dal 2012 per progetti sul machine-learning, prevede che entro il 2040 grazie allo sviluppo esponenziale della tecnologia, le macchine saranno in grado di superare il fatidico test di Turing, il test passato alla storia come l’ultima prova cui devono essere sottoposte le macchine per capire se possono pensare in maniera autonoma, uno stadio che tutt’oggi risulta essere ancora lontano.

Nonostante gli entusiasmi suscitati da questa possibile nuova era per l’umanità, sono in molti a temere per un aumento prodigioso dell’autonomia delle macchine. Dal filosofo Nick Bostrom al fondatore della Tesla Elon Musk, in molti si chiedono se l’essere umano da supremo elemento creatore possa divenire un sottoposto della macchine, un distopia già anticipata da veri e propri cult come Blade Runner o Odissea nello Spazio. Ma dormiamo sogni tranquilli: per il momento le macchine non hanno raggiunto l’autonomia necessaria per essere paragonate all’uomo, ma soprattutto, non hanno ancora sviluppato l’empatia e le emozioni, due entità presenti in ogni capo che si rispetti.

 

Francesco Sanetti



Fonte: CODICI: Arabia Saudita: prima cittadinanza a Sophia, il Robot umanoide

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