Nel corso dell’ultima puntata di Report è emersa una vicenda che sta facendo molto discutere e su cui le associazioni Codici ed Earth hanno deciso di intervenire chiedendo piena chiarezza.
Protagonista la deputata Michela Brambilla, nota per il suo attivismo animalista e per il suo impegno nel mondo vegan, che sarebbe direttamente collegata all’azienda Food From the World, ufficialmente appartenente a una fiduciaria. Una ditta che commercia gamberetti e salmoni, presente anche nella grande distribuzione (GDO). Secondo l’inchiesta di Report, il pesce, salmone e gamberetti, veniva imbustato nei capannoni dell’azienda Io Veg, di proprietà della stessa Brambilla e nota per la produzione di alimenti vegani. Una rivelazione che solleva interrogativi sulla coerenza dell’operato della deputata, che ha costruito la sua immagine sulla difesa degli animali, ma che, nei fatti, sarebbe coinvolta in un’attività commerciale ben diversa.
“Per un vegano – dichiara Valentina Coppola, Presidente di Earth Odv – sapere che nel medesimo stabilimento in cui vengono preparati alimenti vegani si imbustano anche prodotti a base di animali è motivo di preoccupazione per le possibili contaminazioni ed è eticamente inaccettabile, tanto da scegliere di non acquistare i prodotti di quel particolare marchio”.
“Questa vicenda – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – pone una serie di pesanti interrogativi su cui è doveroso fare chiarezza. Negli anni il nome dell’onorevole Brambilla è diventato sinonimo di lotta per la tutela dei diritti degli animali, sfociata poi in iniziative tese anche ad incoraggiare la cultura vegana e vegetariana. Dall’inchiesta di Report emerge una realtà ben diversa, che, se confermata, sarebbe molto grave. Si tratterebbe di un danno nei confronti dei consumatori. Per questo chiediamo e ci auguriamo venga fatta piena luce su questa vicenda, anche da parte della stessa onorevole”.
L’associazione dei consumatori Codici e l’associazione ambientalista ed animalista Earth chiedono alla deputata di fornire risposte chiare sulla sua reale posizione e di garantire piena trasparenza sulle attività commerciali a lei riconducibili. I consumatori meritano di sapere se dietro un marchio vegano si celano pratiche ingannevoli rispetto ai principi promossi.