di Annamaria Villafrate – La Cassazione con la sentenza n. 12490/2020 (sotto allegata) respinge il ricorso di un consulente di parte condannato in primo e secondo grado alla pena di giustizia e a risarcire il Ctu, per averlo diffamato in una relazione redatta per una causa civile. La Corte ribadisce nella motivazione che il diritto di critica trova un preciso limite nella continenza. Per cui se i toni impiegati sono eccessivamente aspri, offensivi e denigratori rispetto a ciò che si deve esprimere si incorre nel reato di diffamazione. Condanna per diffamazioneDolo richiesto ai fini del reatoIl consulente di parte deve risarcire il Ctu se le critiche sfociano in denigrazioneCondanna per diffamazione[Torna su]
La Corte d’Appello conferma la sentenza di condanna di primo grado emessa nei…

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