Codici: dopo tanti annunci servono iniziative concrete da parte del Governo per tutelare le famiglie/consumatori e rilanciare l’economia

 

Con una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al Ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri ed ai capigruppo di Camera e Senato, l’associazione Codici torna a chiedere risposte al Governo in merito alle iniziative in cantiere per evitare che il Paese sprofondi in una drammatica crisi economica a causa del Coronavirus.

Di seguito il testo integrale della lettera firmata dal Segretario Nazionale di Codici Ivano Giacomelli.

 

Questa emergenza avrà un rilevante costo sociale ed economico per le famiglie e per le imprese. In una situazione del genere è importante guardare al futuro e non scaricare su un solo soggetto il peso della crisi, salvaguardando inutilmente altri interessi economici e deprimendo ulteriormente la nostra economia, lasciandoci facile preda di operazioni di occupazione straniera.

I provvedimenti emergenziali dovuti all’attuale situazione debbono ora lasciare spazio ad iniziative e misure a breve e lungo termine che prevedano riforme strutturali del modello economico e dei consumi. La crisi economica deve essere un’occasione di rilancio, ma per far questo è necessario che il sistema Paese non sia squilibrato ed è quindi necessario distribuire il peso delle perdite, che inevitabilmente ci saranno, su tutti i soggetti economici, cercando di alleggerire la posizione di ognuno. Lo scopo è quello di mantenere una certa liquidità in mano ai vari soggetti economici, soprattutto le famiglie, che saranno il motore del rilancio economico se vi sarà una politica di sostegno.

Bisogna sostenere la domanda interna che inevitabilmente farà da traino per tutto il 2020. Le famiglie/consumatori sono quindi il perno dell’operazione. Si dovranno adottare misure che permettano di mantenere una liquidità e far slittare i pagamenti di questi mesi non produttivi di reddito prevedendo una sospensione di 12 mesi senza interessi. Tali sospensioni debbono essere volontarie, perché la capacità economica dei soggetti è diversa tra loro e ognuno può scegliere la migliore gestione del proprio patrimonio anche per non vedere dopo 12 mesi un importante peso a cui far fronte.

Le scadenze economiche previste a marzo, aprile e maggio devono essere procrastinate con possibilità di dilazionare di un anno senza alcun calcolo di interessi. Anche per il pregresso si dovrà rallentare l’azione dell’Agenzia delle Riscossioni, inibendo le esecuzioni forzose soprattutto sui conti correnti bancari. Analoghe scelte vanno fatte nei confronti di professionisti e PMI. Lo scopo è molto semplice: famiglie e imprese avranno una forte contrazione del reddito e le scadenze in corso rischiano di mandare il sistema in sovraindebitamento, per la crescita del debito a fronte di una riduzione della capacità reddituale. La sospensione senza interessi permette all’impresa di recuperare un capitale già remunerato, perdendo solo l’interesse legale di pochi mesi.

Vi sono anche altre ipotesi su cui lavorare. Sul fronte dei debiti tra privati, ad esempio affitti o rette scolastiche con istituti privati, possono essere previsti dei bonus fiscali in caso di dilazioni di pagamento e/o riduzione della retta. La riduzione delle entrate in conseguenza dei bonus fiscali sarebbe coperta con l’aumento della spesa delle famiglie e imprese attraverso il gettito di IVA conseguente. Nel settore del lavoro dipendente, dovranno essere previsti interventi di cassa integrazione allargata per periodi necessari alla ristrutturazione/riconversione delle attività e nei limiti di questa.

Ma non è sufficiente una manovra deflattiva delle spese, è assolutamente necessario immettere liquidità nel sistema. Il 95% del denaro circolante è generato tramite l’emissione di credito da parte delle banche private, che a sua volta genera un debito superiore a causa degli interessi applicati. Si dovrà quindi prevedere un periodo di tassi agevolati, anche in vista delle operazioni che in tal senso saranno poste dalla BCE, come ampiamente annunciato.

La riduzione della pressione fiscale appare ineludibile, anche se in questo momento appare in contraddizione con l’aumento del debito pubblico, ma una sana politica economica dovrebbe prevedere un’espansione della produzione e del PIL. Il gettito dovrebbe essere coperto dalle nuove entrate. È altresì evidente che la lotta all’evasione fiscale diventa centrale nel sistema, ma questa deve essere orientata verso i grandi evasori e non nei confronti di inermi cittadini già pesantemente vessati. Al riguardo, per combattere l’evasione e contribuire al sostegno economico, sarebbe utile un ampliamento delle spese fiscalmente detraibili, soprattutto per tutti quei contribuenti che per primi dovranno essere chiamati a far ripartire l’economia, le famiglie in particolare. Questo anche perché sulla stessa quantità di moneta le tasse le pagano sia coloro che riscuotono il denaro, emettendo lo scontrino fiscale, in cambio dei prodotti da loro venduti, che coloro che li acquistano, non potendo portare in detrazione la spesa sostenuta se non per quelle pochissime voci consentite.

In termini di tasse, riteniamo necessario l’abbassamento della pressione fiscale, oggi arrivata a limiti insopportabili, privando i cittadini di capacità di spesa. Nel medio e lungo termine va promossa e lanciata una riconversione industriale, attraverso una riqualificazione della spesa pubblica ed il rilancio degli investimenti pubblici in settori di servizio quali istruzione, ambiente, agricoltura, sanità, servizi sociali, trasporti, alta tecnologia. Tali servizi creano reddito indiretto alle famiglie che, avendo un’adeguata copertura sociale, possono investire nel proprio tempo le risorse.

Il tessuto economico del Paese è fatto da terziario, autonomi e PMI. Dovranno essere previsti interventi specifici a favore di questi settori, con una riduzione della burocrazia e incentivi al credito agevolato. Bisogna infine tenere in considerazione l’enorme difficoltà delle imprese ad assolvere gli impegni assunti nei confronti dei fornitori, che non concedono dilazioni, la forte preoccupazione dei contribuenti di non poter onorare le rateizzazioni concordate con le Agenzie i cui termini di scadenza non risultano sospesi e, infine, i dubbi sulle attività lavorative in concreto che possono svolgersi tra quelle consentite.

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