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L’Antitrust pubblica un provvedimento contro DPI per pratiche commerciali scorrette
Nella vicenda dei diamanti da investimento proposti ai clienti di alcune banche italiane, come Unicredit e Banco Bpm, Intesa Sanpaolo e Monte dei Paschi, la Intermarket Diamond Business (Idb) è finita sotto il controllo dell’Antitrust, assieme alla Diamond Private Investment (Dpi), con l’accusa di pratiche commerciali scorrette.
Nel Bollettino dell’Autorità Antitrust dello scorso 2 Luglio 2018 si evince come DPI abbia divulgato informazione ingannevoli e omissive, in particolare per quel che riguarda il prezzo, le caratteristiche e la convenienza nell’acquisto di diamanti “da investimento”, oltre ad autodefinirsi “leader” di mercato.
Ricordiamo che i funzionari di DPI e degli altri Istituti bancari hanno presentato ai clienti l’acquisto di diamanti come bene rifugio per eccellenza, sottolineando di poter liquidare in qualsiasi momento i diamanti acquistati, garantendo la crescita costante delle “quotazioni” di tali diamanti.
Gli operatori di banca affermavano che l’investimento in diamanti avrebbe rappresentato un investimento sicuro e che l’andamento dei prezzi effettivi fosse continuamente crescente, che il loro acquisto potesse garantire rendimenti medi ben superiori all’inflazione, quantificati in alcuni documenti nel 4% circa.
Risulta chiaro come la società sia venuta meno al “Diritto di rivendita trasparente”, senza accennare in alcun modo ai rischi di perdita del capitale investito e omettendo che DPI non rivende, ma accetta soltanto un mandato a vendere di durata indefinita senza alcun obbligo di risultato, il cui unico elemento di trasparenza è rappresentato dal prezzo al quale DPI si impegna a cercare un acquirente.
A quasi un anno dalla comunicazione della sanzione da parte dell’Antitrust, l’Autorità si vede costretta a fare un ulteriore richiamo dal momento che «la documentazione predisposta da Dpi per informare i consumatori e presentare, direttamente o attraverso i funzionari delle banche convenzionate, la propria offerta commerciale, appare complessivamente insufficiente ad assicurare una corretta informazione circa i rischi che comporta questa forma di impiego del risparmio e l’incertezza dei rendimenti prospettati». Nella riunione dello scorso 13 giugno il Garante ha quindi avviato il procedimento per un’eventuale nuova sanzione ancora da quantificare, che può oscillare dai 10mila euro ai 5 milioni.
Mentre le banche hanno cominciato una, seppur lenta, azione di risarcimento verso i propri clienti, l’Istituto DPI, nonostante la decisione dell’Autorità che vieta l’ulteriore diffusione di questa pratica commerciale scorretta, continua a presentare sul sito internet l’invito ad acquistare diamanti di investimento come “bene rifugio”, presentandone i vantaggi in maniera simile a quello precedente, senza sottolineare immediatamente i rischi di perdite in conto capitale.
Sul sito viene enfatizzato ancora come DPI offra “un servizio completo, che accompagna il cliente dal momento dell’acquisto fino al ricollocamento sul mercato” e si descrivono le fasi del processo di ricollocamento sottolineandone la chiarezza, la trasparenza e il costo, senza in alcun modo accennare al rischio che il cliente possa attendere anche molto tempo prima che DPI rivenda il diamante, in particolare nelle situazioni in cui l’offerta di diamanti in rivendita ecceda la domanda. In questi tutti questi casi, come è poi avvenuto ai danni di molti risparmiatori, DPI non riesce a vendere i diamanti, costringendo il cliente a rivolgersi ad altri canali, nei quali potrebbe scontare significative perdite in conto capitale.
Pertanto la nostra Associazione continua a sostenere i cittadini che possono continuare ad aderire alla azione di classe promossa da Codici andando su questo link https://goo.gl/WthCYs o contattandoci attraverso i seguenti canali: telefono 06.5571996 oppure via mail scrivendo a segreteria.sportello@codici.org.
Fonte: CODICI: Banche: caos rimborsi per la vicenda dei diamanti da investimento
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