L’Ufficio studi e regolazione di Codici ha calcolato un aumento della tariffa trimestrale per luce e gas, nel mercato di tutela, di +8% per il gas e +6,5% per l’energia ca., anche se sarebbe dovuto essere molto più alto.
Con il Collegio dell’Autorità a guida Bortoni, sono letteralmente esplosi i prezzi di energia, gas e non dimentichiamo il settore idrico.
Il settore gas è saturo di incentivi da cui si evince che la spesa per il metro cubo ha a che fare con voci estranee alla materia prima. Nonostante ciò, proseguono imperterriti i maxiconguagli e l’esistenza di distributori che non si assumono alcun rischio di mercato né alcuna responsabilità.
Che dire poi dell’energia elettrica, che ha gravato enormemente negli ultimi anni col peso degli oneri di sistema, contemplati non solo come incentivo alle rinnovabili, ma come sussidio a tutto tondo per chi non è meritevole, in quanto non contribuisce affatto ad un sistema ambiente ed energia virtuoso. Oneri per il consumatore, che sono stati invece elargiti alle aziende come aiuti di Stato indiretti.
Con l’Autorità uscente, la tassazione indiretta a carico dei consumatori e delle piccole e medie imprese è divenuta insostenibile: si pensi alla concezione stessa di consumo che sottende la riforma tariffaria progressiva, ovvero l’appiattimento dei consumi, facendo in modo che venga meno il principio secondo cui “più consumi più paghi”, in barba all’ambiente e all’efficienza energetica.
Il servizio idrico, tasto più che dolente con una rete colabrodo e dispersioni fino al 75% in molte aree del Paese, con sindaci, consiglieri comunali e municipalizzate locali che millantano investimenti sulla rete che in realtà non vengono effettuati. E’ evidente che ci si sia trincerati dietro tariffe divenute esorbitanti, che non sono andate a finanziare gli investimenti finalizzati a migliorare la rete idrica, ma a rimpinguare le casse delle aziende del settore.
Si pensi che per una famiglia che consuma intorno ai 100 metri cubi all’anno, si arriva a spendere fino a 500 euro, mentre oltre i 200 metri cubi fino a 1.200 euro annui. Ormai si lavora per pagare le bollette.
Questi aumenti gravano in modo insopportabile sulle famiglie, che oramai non sono più numerose per ovvi motivi, ma sono sempre più povere come confermato dai dati Istat: siamo arrivati ad oltre 5 milioni di poveri assoluti, dato più alto dal 2015.
Dunque, se lo Stato con la sua tassazione grava per il 50% sul bilancio familiare, le utenze di luce, gas e acqua incidono per il 30%, rimane un misero 20% con il quale sopravvivere.
Pertanto ci rivolgiamo al Governo, che speriamo vivamente dia luogo ad un nuovo corso, affinché dia priorità assoluta ai cittadini – consumatori ed all’impatto che la regolazione del settore ha sulla loro vita reale.
“E’ assolutamente necessario, afferma Luigi Gabriele – Responsabile Affari Istituzionali – porre rimedio ad una situazione che va ad esclusivo vantaggio di chi perpetua scorrettezze, rendite di posizione e vantaggi non più accettabili, senza curarsi di alcun tipo di efficientamento. Vogliamo un mercato competitivo ma trasparente, con regole chiare e tutele per i deboli, una cosa non deve necessariamente escludere l’altra. Inoltre, il servizio idrico deve diventare una volta per tutte esente da qualsiasi logica di mercato e dall’inefficienza della burocrazia pubblica. Deve essere un settore protetto e funzionale, insomma deve essere una riserva assoluta di uno Stato migliore”.
Dott.ssa Carla Pillitu,
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