Codici: La gestione delle autostrade in Italia è fuori controllo

Querelle sulla paternità della tecnologia “Tutor”

La notizia secondo la quale la Società Autostrade per l’Italia è accusata di aver copiato l’invenzione del brevetto Craft sui tutor dall’azienda toscana, è solo l’ultima di una serie di vicende che stanno segnando in negativo la storia della gestione delle Autostrade, ormai costellata di atti scandalosi e fuori controllo fino al paradosso.

Nelle autostrade italiane, le colonnine per il controllo elettronico della velocità sono state spente in attesa che la querelle giudiziaria si concluda. Questa sembrerebbe l’unica azione che può fare la società Autostrade oggi, dopo aver visto respinta l’istanza alla Corte d’Appello di Roma, che il 10 Aprile scorso aveva condannato Autostrade per l’Italia (Aspi) per aver contraffatto l’invenzione dell’azienda toscana del 1999, che misura la velocità media delle auto tra due punti.

“La disattivazione dei tutor mette in serio pericolo la sicurezza degli automobilisti – ha dichiarato il Segretario Nazionale di CODICI Ivano Giacomelli – e la condanna di Autostrade rappresenta un fatto gravissimo perché dobbiamo prendere atto che la gestione di questa società, oltre ad avere molti punti oscuri, come evidenzia il dossier realizzato dalla nostra Associazione CODICI, è ormai totalmente fuori controllo e non garantisce il rispetto della più basilare regola del codice della strada, la velocità appunto”. “Inoltre – prosegue il Segretario Nazionale di CODICI – stiamo andando incontro al periodo estivo che porterà una maggiore esposizione al rischio con milioni di italiani in vacanza che percorreranno le Autostrade”. “Non meno importante – ha concluso Giacomelli – il pagamento del pedaggio che paghiamo dovrebbe significare più sicurezza e invece continuiamo a veder lievitare di anno in anno il costo al casello autostradale, anche se a questo non corrisponde un miglioramento del servizio delle autostrade”.

La situazione generale delle autostrade in Italia appare dunque enormemente compromessa, legata a doppio filo alla politica, in alcune Regioni in cui le concessioni sono pubbliche e strettamente connessa ad aziende come Gavio e Benetton, in quelle Regioni in cui la scelta è ricaduta sulle concessionarie private.

Ad ogni modo appare chiaro, facendo un quadro della situazione, come il settore rappresenti un miniera d’oro dal momento che gli aumenti tariffari dei pedaggi non sono proporzionali alla manutenzione del sistema autostrade, che dagli anni ’80 ha praticamente smesso di crescere.



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