La prorogatio concessa all’Arera prevedeva, come indicato dal parere 5388/10, che il Collegio dell’Autorità continuasse ad operare, esercitando le proprie funzioni limitatamente agli atti di ordinaria amministrazione ed a quelli indifferibili ed urgenti.
Durante i 60 giorni di prorogatio, come evidenziato nelle tabelle sotto, l’Arera ha prodotto più delibere e documenti di consultazione rispetto alla media di quando era in carica con i pieni poteri.
Inoltre vi è una forte accelerazione verso la fine del periodo di prorogatio, quando si passa dalle otto delibere delle prime due riunioni alle quarantuno dell’11 aprile scorso, per poi ridursi a zero al 19 aprile.
Questo come a voler approvare il più possibile provvedimenti che poi condizionino le future scelte del nuovo Collegio (le delibere dell’11 aprile scorso sono state addirittura anticipate di un giorno, ultimo giorno della prima prorogatio). Stranamente nella riunione del 19 aprile, la prima che cade sotto la nuova prorogatio, l’attività viene sospesa con zero delibere come se tutto fosse stato già fatto nel primo periodo, quasi come se non si aspettassero una nuova proroga.
Si vedano le tabelle qui riportate per avere un’idea:
Quindi in regime di prorogatio, l’Arera ha deliberato molto di più che nel 2017 (+27%) e non certo per essersi vista assegnare un settore in più: sui rifiuti ha emanato solo 5 delibere.
Ci sono inoltre, 8 documenti di consultazione (1 per riunione di media), di cui è veramente difficile spiegare la ratio di ordinaria amministrazione e urgenza.
Venendo nello specifico, sulle 17 delibere della macroarea Amministrazione, 5 sono:
201/2018/A: Determinazioni in merito al processo valutativo del personale dell’Autorità valutato dalla Struttura per l’anno 2017.
202/2018/A: Determinazioni in merito al processo valutativo del personale dell’Autorità valutato dal Collegio per l’anno 2017 (gratifiche e progressioni incarichi apicali).
203/2018/A: Determinazioni in merito al processo valutativo del personale dell’Autorità valutato dal Collegio per l’anno 2017 (progressioni direttori).
204/2018/A: Determinazioni in merito al processo valutativo del personale dell’Autorità valutato dal Collegio per l’anno 2017 (progressioni funzionari).
205/2018/A: Promozioni nella qualifica di direttore conseguenti agli esiti del processo valutativo 2017.
Erano proprio necessarie in regime di prorogatio? Tutte queste delibere sono state pubblicate nel sito dell’Arera ma senza l’allegato (le prime 4), con poca trasparenza.
Sempre a titolo di esempio, erano urgenti e di ordinaria amministrazione anche i documenti di consultazione seguenti:
– 114/2018 sulla Revisione dei processi di definizione dei rapporti commerciali tra utenti del bilanciamento e utenti della distribuzione. Revisione dei processi di conferimento della capacità ai punti di riconsegna della rete di trasporto
– 115/2018 Orientamenti in merito alla definizione della remunerazione spettante ai produttori di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili nelle isole minori non interconnesse
– 155/2018/R/gas Introduzione di meccanismi incentivanti per l’erogazione dei servizi di stoccaggio
– 182/2018/R/gas Metodologia dei prezzi di riferimento e criteri di allocazione dei costi relativi al servizio di trasporto del gas naturale per il quinto periodo di regolazione – Orientamenti iniziali.
Sempre a titolo di esempio la delibera 148/2018/R/gas è stata fatta in prorogatio e l’Arera ha aspettato quasi 10 anni per pronunciarsi sulle tariffe del 2009, l’urgenza si è palesata quando dovevano andar via.
In ogni caso con esempi del genere si potrebbe continuare ancora, ma il vero dato di fatto è che l’Arera è un mostro di burocrazia, nel peggiore dei peggiori stile italico: 998 delibere in un anno.
“Nonostante questa “iperattività”, l’Italia rimane il mercato più illiquido per energia elettrica e gas, i consumatori non sono tutelati e viene scaricato su di essi ogni tipo di fallimento del mercato; le aziende che vogliono operare in modo positivo sono oberate da una serie di “lacci e lacciuoli”, il che non è per niente servito a colpire chi invece operava facendo contratti truffa” – afferma Luigi Gabriele di Codici.
Inoltre, in Italia diventa difficilissimo che un investitore straniero possa voler investire nel mercato italiano: ci sono così tanti ostacoli regolatori, non per ultimo e fondamentale, il sito internet dell’Autorità italiana, il quale è l’unico a non essere tradotto interamente in inglese.
“Se pensiamo ad un investitore estero, non ci viene altro che fargli tanti auguri: la prima cosa che dovrà fare è assumere una schiera di traduttori, che potrebbero anche non riuscire a tradurre quello che vien fuori da delibere incomprensibili e spesso a dir poco eccessive” – afferma Luigi Gabriele di Codici.
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