John Oliver, stand up comedian fa a pezzi la politica italiana. Tutti arrabbiati con lui, ma di chi è la colpa

Ormai siamo abbastanza abituati al fatto che la politica nostrana dà molto materiale ai comici per i loro testi. Dall’esperto Crozza che ne ha ormai fatto un brand, alla più volatile Littizzetto che va dove la portano le notizie strane. Ma ora, purtroppo o per fortuna, la particolarità del nostro sistema politico ha portato l’attenzione di un comico inglese (naturalizzato americano) sulla nostra campagna elettorale.

John Oliver è il suo nome, comico britannico ma molto conosciuto e amato negli Stati Uniti, tanto da avere un suo Show serale sulla HBO, in pieno stile USA. Proprio durante il suo spettacolo serale, il Last Week Tonight with John Oliver, il comico ha dedicato il suo Podcast alla campagna elettorale italiana, elencando con il suo british humor, i candidati che ormai abbiamo imparato a conoscere.

Certo Oliver è stato impietoso con tutti, lo devo ammettere, e molte delle sue battute erano poveramente basate su luoghi comuni (Vespa, pizza e mandolino), falsi storici e anche informazioni fuori contesto. Per questo un buon numero di utenti e giornalisti hanno risposto con asprezza alle dichiarazioni del comico. Alcuni hanno anche risposto con un piuttosto infantile “Eh, ma voi avete Trump, quindi non potete parlare”, ma è proprio questo il punto.

La comicità è stata da sempre alimentata da situazioni tragiche, politica instabile, strafalcioni dei politici (noi possiamo vantarne un buon numero) e luoghi comuni. è così che la comicità funziona.
Ci arrabbiamo perchè non vogliamo che si parli o si pensi male dell’Italia all’estero, ma non dovremmo preoccuparci di John Oliver, ma piuttosto di Silvio Berlusconi che fa “le corna” ad Angela Merkel o che da dell’ “abbronzato” a Barack Obama; di Matteo Renzi e del suo non-così fluente inglese davanti ad una delegazione internazionale; di Antonio Razzi e le sue missive con Kim Jon Un.

Queste sono le cose che dovrebbero farci infuriare e vergognare.

Negli ultimi anni, con il libero Web e piattaforme come Netflix, siamo stati inondati dalla Stand-Up Comedy americana che poco ha a che fare con i nostri vari Colorado e Zelig: l’irriverente George Carlin, il satirico Bill Hicks, Louis CK che, senza vergogna, porta in scena religione e sesso e altri come Kevin Hart e Aziz Anzari che parlano, chiaramente e con estremo sarcasmo, di razzismo e pregiudizi negli States.

I nostri comici, per quanto divertenti e a volte irriverenti, sono politically correct. Siamo ancora lì a fare battute sui rapporti sentimentali, sugli slogan e sulle parole crociate e non siamo abituati alla comicità dura, quella che, sempre con superficialità, tira fuori il marcio e ti fa prendere la vita con più leggerezza.

Sono stati lasciati nel passato i comici italiani che facevano davvero satira contro il sistema politico, con nomi e battute che avevano il compito di smuovere gli animi e ormai, con il tempo, abbiamo perso anche Crozza impietosamente assorbito dal sistema e che ora fa comicità accettata e autorizzata dai vari host, rimanendo sempre sul politically correct.

Certo, anche io quando ho sentito quelle parole ho provato un pò di fastidio in fondo allo stomaco, ma pensandoci sono riuscita a riderne, perchè è quello che dovrebbe fare la comicità, permetterti di allontanarti dalle cose e riuscire ad affrontarle con serenità.

Oliver è stato un cecchino: ha preso i candidati, ha fatto le sue ricerche ed ha colpito.

Come ho detto, a qualcuno questo pezzo non piaciuto, e non sono certo sorpresa. Abbiamo fatto una brutta figura, può darsi, ma credo che sia abbastanza giusto dire che è un pò troppo tardi per preoccuparsi delle brutte figure che la nostra politica ci fa fare con il mondo.

Facciamo un patto: noi possiamo ridere di Trump, dei suoi strafalcioni e dei suoi tweet, se loro possono ridere dei nostri candidati.

 

Per vedere il video:

John Oliver – Elezioni italiane 



Fonte: CODICI: John Oliver, stand up comedian fa a pezzi la politica italiana. Tutti arrabbiati con lui, ma di chi è la colpa

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