Conservazione dei prodotti: la soluzione è il packaging personalizzato

In un’epoca in cui lo spreco di cibo è all’ordine del giorno e il problema dei cibi avariati o contaminati rappresenta un’emergenza, la conservazione del cibo è una priorità.

 

Ogni anno 1/3 del cibo del mondo (1,3 miliardi di tonnellate) viene sprecato senza arrivare neanche a tavola. Spesso sul banco degli imputati per questa immane dilapidazione finisce la cattiva conservazione dei prodotti alimentari, sia a livello di produzione sia nelle case dei consumatori.

Un ranking di 25 Paesi analizzato dal Food Sustainability Index (FSI) di Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN) e The Economist Intelligence Unit, che rappresenta oltre i 2/3 della popolazione mondiale e l’87% del PIL globale, delinea i dati a livello globale riguardanti lo spreco alimentare nei paesi più progrediti.

Francia e Giappone, sono i paesi più all’avanguardia su questo fronte, mentre Arabia Saudita, Indonesia ed Emirati Arabi sono quelli che devono affrontare le sfide maggiori.

L’Italia, grazie alla legge contro lo spreco alimentare, approvata nel 2016, appare una delle realtà in cui si stanno facendo molti passi avanti.

 Fig. 1 – Dati del FOOD SUSTAINABILITY INDEX nel 2017.

Tuttavia nel Belpaese, finiscono nel cestino, senza passare dalla tavola, 15 miliardi e 615 milioni di euro l’anno: inoltre ogni famiglia compra senza poi consumare 145 kg di cibo in media all’anno a cui si aggiungono gli sprechi delle industrie e della distribuzione.

Tra i vari metodi di conservazione volti a preservare nel tempo la commestibilità e il valore nutritivo di un prodotto agroalimentare, nonché a evitare la proliferazione di batteri, funghi, muffe e altri microorganismi che, all’interno dei cibi, possono produrre sostanze di scarto tossiche per l’uomo, una certamente efficace è quella del packaging (o imballaggio).

Il packaging alimentare, più spesso chiamato imballaggio o confezionamento alimentare, è il processo con il quale viene applicata una protezione agli alimenti per mantenere intatte molte delle proprietà del prodotto fresco. La funzione cruciale di questa procedura è di proteggere fisicamente il prodotto dalle impurità e dagli agenti esterni per tutto il tragitto dal luogo di produzione al luogo di consumo.

Secondo i parametri definiti dal D.M. 21/3/1973, una corretta progettazione dell’imballaggio è tesa a minimizzare le cessioni da parte dell’imballaggio all’alimento. Gli imballaggi alimentari sono realizzati con materiali che non dovrebbero rilasciare sostanze tossiche o pericolose.

Tuttavia, l’imballaggio, specialmente se a contatto con un alimento caldo o lipofilo (cioè in cui si possono sciogliere sostanze grasse), rilascia nell’alimento sostanze di tipo diverso e di quantità varia. Aspetto non meno importante: l’imballaggio deve resistere ai traumi meccanici, alle manomissioni ed eventualmente rivelare queste ultime.

Per evitare che questi aspetti si trasformino in un reale problema, un buon packaging alimentare personalizzato permette di conservare e mantenere l’alimento integro, proteggendolo adeguatamente dagli agenti esterni.

Un esempio eccellente di produzione d’imballaggi alimentari personalizzati è Cel vil. Buste e sacchetti, imballaggi in plastica biodegradabili: confezioni realizzate con materiali provenienti da fonti rinnovabili e prodotti con tecnologie “pulite” che rispettano l’ambiente. Inoltre ogni cliente viene indirizzato sul materiale più adatto alla situazione e all’alimento specifico, azzerando i possibili rischi di corruzione degli alimenti per i consumatori.

Dunque il packaging personalizzato può ridurre considerevolmente i rischi per il consumatore tutelandolo, almeno nella fase conclusiva della catena di montaggio, dai rischi derivanti da una distribuzione alimentare non sempre all’altezza delle esigenze (e della salute) del fruitore finale.

 

 



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