Prosegue il nostro viaggio nelle tasse pazze di quello strano paese che é l’Italia. Sfatiamo quindi un mito: non è vero che in Italia lo Stato non pensa ai disoccupati … infatti li tassa!
Prima di chiamare la neuro-deliri per ricoverare il nostro redattore seguiteci nel ragionamento.
Ovviamente non esiste una vera e propria “tassa sulla disoccupazione” ma, pensateci un attimo, come occupa le sue giornate un disoccupato?
Fondamentalmente, si spera, cercando un’occupazione e sognando un posto fisso. Compra il giornale e, se legge che hanno bandito un concorso pubblico, eccolo lì di corsa a leggere i requisiti. Se ce li ha corre a compilare il bando … ALT!
Qui casca l’asino: il nostro ipotetico candidato, prima di inviare il modulo per partecipare al concorso deve “passare alla cassa” e pagare ben 10,33 euro di “tassa sul concorso”.
E cos’è questa se non una vera e propria “tassa sulla disoccupazione” sotto “mentite spoglie”. E se uno non supera il concorso, cosa molto probabile visti i sempre meno posti a bando e i sempre più numerosi partecipanti, i soldi pagati non vengono restituiti.
E pensare che noi associazioni combattiamo proprio chi si fa pagare promettendo un lavoro …