Padova: Preoccupante decisione dell’Arbitro Bancario Finanziario di Milano per la frode subita da un nostro socio. Per non parlare del trattamento ricevuto dalla sua Banca.
Avete presente gli sms che vi avvisano delle operazioni effettuate sulle carte di credito?
Dovrebbero essere una garanzia contro le frodi ma per un nostro socio sono state una vera e propria beffa.
Un brutto giorno un nostro socio, che come molti cittadini deve tenere spento il cellulare mentre lavora, accende il cellulare per vedere chi lo aveva nel frattempo cercato.
Amara sorpresa: due sms lo avvertono di due acquisti fatti con la sua carta di credito per un totale di oltre 2000 euro. Lui non ne sapeva nulla ma due mesi del suo stipendio avevano cambiato proprietario.
Subito capisce di essere stato frodato, cerca su internet il numero per bloccare la carta, telefona per disattivarla, e sporge denuncia ai carabinieri per truffa.
Il giorno dopo ci contatta per farsi aiutare e noi ci rivolgiamo, credendo alle vie conciliativa, alla Banca per chiedere il rimborso.
Tristemente la Banca ci risponde che non rimborsa nulla perché il sistema è sicuro e quindi è certamente il nostro socio ad essersi fatto sottrarre i codici della carta: Il concetto sembra essere che la Banca non sbaglia mai e che il cliente ha torto a priori se imputa qualche responsabilità alla Banca.
Ovvio il ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario, e altrettanto ovvia la reazione della Banca: ti diamo la metà per chiudere la vicenda – 1000 euro sono sempre qualcosa rispetto a non prendere nulla.
Il nostro socio ha avuto la forza di sostenere le proprie ragioni, non cedendo al tentativo di ricatto morale della Banca, e ha declinato l’offerta, offeso anche da lunghe settimane in cui la Banca si è negata, nemmeno rispondendo ai suoi reclami.
Arriviamo però alla beffa contenuta nella decisione dell’Arbitro che ha disposto il rimborso di solo una delle due operazioni.
L’arbitro infatti ha ricordato che dal 1° marzo 2010 il cliente risponde delle operazioni fraudolente solo nel limite di 150 euro, sempre che la banca non provi il dolo o la colpa grave del cliente.
Per la prima operazione quindi, l’arbitro ha disposto il risarcimento, spiegando che non basta che la banca affermi che ci sono stati sottratti i codici della carta, ma deve sostenerlo con prove certe, e il nostro socio non poteva ovviamente sapere che era in atto una frode a suo danno.
La seconda operazione però non è stata rimborsata, come non lo sarebbero state eventuali altre, perché l’Arbitro ha ritenuto sufficiente l’invio dell’SMS per scaricarla da ogni responsabilità, indipendentemente dal fatto che il cliente lo abbia o meno ricevuto.
In pratica il nostro socio non ha bloccato la carta perché non ha ricevuto in tempo l’SMS e quindi è colpa sua che i malviventi hanno potuto continuare la truffa.
Ci chiediamo, e chiederemo al giudice, da quando un sms è diventato comunicazione probatoria.
Ci chiediamo, e chiederemo al giudice, se è una “colpa” non poter tenere il telefono acceso al lavoro.
Ci chiediamo, e chiederemo all’Autorità Garante, se è corretto pubblicizzare il servizio di sms per le operazioni in carta di credito come un vantaggio per il cliente, se poi nei fatti permette alla banca di scaricare inviando un semplice sms ogni responsabilità.
Mentre noi attiviamo il lungo e complesso percorso giuridico, voi tenete acceso e sotto copertura di rete il cellulare: non sia mai la banca decidesse di inviarvi un sms.