Caldaie, manca un reale controllo dell’inquinamento
M.D.C.: “L’Asea si regge sulle multe. Il controllo passi ai Comuni come a Benevento”
Continuano i controlli a campione delle caldaie da parte di Asea – Agenzia Sannita per l’Energia e l’Ambiente, società in house della Provincia di Benevento, nota ai cittadini principalmente per l’obbligo di controllo annuale delle caldaie, che può variare dai 40 agli 80 euro. Proprio in questi giorni i tecnici dell’agenzia stanno effettuando le visite a campione nei 77 comuni sanniti, tranne la città di Benevento, che la normativa in vigore rende autonoma. In aprile il capoluogo ha sottoscritto un protocollo d’intesa con le associazioni dei consumatori per avviare finalmente i controlli e per accompagnare le procedure di conciliazione in caso di infrazioni alle disposizioni di legge.
Il controllo delle caldaie ha l’obiettivo di limitare l’emissione di particelle sottili (PM10) in atmosfera, verificando che gli impianti termici siano perfettamente efficienti. Inoltre, il controllo serve ad accertare che nei condomini i fumi siano incanalati in un’unica condotta che scarichi al di sopra del tetto, in modo da evitare che le abitazioni siano invase, specialmente accumulandosi man mano che si sale verso i piani alti.
L’interesse, quindi, è la salute dei cittadini, ma come avviene il controllo? Garantisce al nostro territorio una reale tutela?
Vediamo come funziona. I cittadini sono obbligati a certificare il proprio impianto ogni anno rivolgendosi a tecnici convenzionati, anche nel caso in cui la caldaia sia nuova e il canale di scarico correttamente progettato.
Primo paradosso. Se un cittadino viene multato per una caldaia non a norma, deve cambiarla. Ma dopo averla comprata e montata tirandola fuori nuova nuova dal cellophane, un minuto dopo dovrà pagare un tecnico per certificare che quella stessa caldaia nuova sia a norma, altrimenti l’Asea potrà comminare nuovamente la multa allo stesso cittadino.
D’altronde il bilancio di Asea, di recente presentato alla stampa, ha come entrata prevalente l’incasso per controlli e multe. La campagna informativa dell’Asea, peraltro, si limita a diffondere nei comuni le tabelle con i costi delle verifiche e con le multe.
Secondo paradosso, se qualche cittadino meno zelante e rispettoso della legge si fa montare una caldaia da un tecnico compiacente, quell’impianto non risulta nemmeno nei controlli, per cui potrà tranquillamente evitare il costo del controllo annuale e le eventuali multe. Da qui il dubbio che un soggetto come Asea riesca a controllare realmente un territorio così vasto con un campione annuale dichiarato del 5%.
Sull’argomento è già intervenuto più volte il presidente locale del Movimento Difesa Cittadino (MDC) Giovanni Festa. “Non è possibile pensare – dichiara Festa – che una società pubblica di un Ente in via di dismissione commini multe e sanzioni ai cittadini dei piccoli Comuni. La soluzione adottata a Benevento, dopo tanti anni di mancato controllo, può essere estesa a tutta la provincia.
Il controllo passi ai Comuni, che sono il reale presidio del territorio e della salute dei cittadini. Che senso ha tenere in piedi un’agenzia che vive di multe e controlli senza una reale efficacia? Se l’Asea ne ha la capacità tecnica vada sul mercato e offra i suoi servizi di controllo ai Comuni.
Essi potranno decidere di comprare un servizio esterno, oppure gestire quelle risorse sul proprio territorio, magari operando scelte di conciliazione con i cittadini che non hanno impianti a norma senza vessarli.
Ci sono tantissimi condomini che non sono a norma e che in un periodo così difficile hanno difficoltà a fare investimenti strutturali. L’Asea si limita a comminare la multa, mentre un Comune avrebbe necessariamente a cuore la salute e le condizioni economiche dei cittadini amministrati. Faccio rilevare che non esistono linee di credito specifiche, né sistemi di compensazione.
Il rischio è che qualcuno, stretto tra un costo alto per l’adeguamento e una multa, scelga di pagare la multa e basta. Così il cittadino resta solo e sceglie un male economico minore mettendo a rischio la propria salute. Allora mi chiedo: qual è lo scopo dei controlli? Finanziare Asea o tutelare la salute dei cittadini?”.
Terzo paradosso. Il controllo sulle emissioni degli impianti termici riguarda esclusivamente le caldaie, ma non i camini. Nell’innocente caminetto di casa si può bruciare tranquillamente qualsiasi cosa senza nessun filtro nella canna fumaria, senza nessun sistema di verifica computerizzato, senza nessun tecnico specializzato. Ed è del tutto evidente che la combustione di legna e chissà cos’altro sia molto più inquinante di un gas.
Quarto paradosso. Nella città di Benevento si è appena partiti con il protocollo d’intesa, ma per anni i controlli non ci sono stati. E Benevento è l’area a maggior concentrazione demografica, con grandi quartieri popolari, scuole, ospedali. Se il rischio per la salute da PM10 è noto e accertato (da un’indagine della Comunità Europea più del 90 per cento dei morti da smog è causato dalle famigerate polveri sottili), è quantomeno singolare che questo killer subdolo, diffuso e silenzioso non generi appelli allarmati o proteste, così come accade per la centrale a turbogas.
di Nicola De Ieso (Fonte: Il Sannio Quotidiano)