I tessuti,vengono sottoposti a innumerevoli trattamenti come la sbiancatura, impregnazione con prodotti ausiliari per aumentare la resistenza in fase di tessitura, lucidatura e stabilizzazione nonch\u00e9 a tutti i processi protettivi che prevedono l\u2019utilizzo di sostanze chimiche, anche tossiche, che lasciano residui significativi nella confezione finale.
In numerosi capi di abbigliamento contraffatti – compresi quelli per bambini – si possono trovare facilmente tracce di sostanze, come certi coloranti e pitture, nocive alla salute. Per i pi\u00f9 piccoli nello specifico occorre fare molta attenzione agli ftalati, agenti plastificanti utilizzati nelle stampe di t-shirt, tutine e pigiamini.
I coloranti azoici, responsabili della presenza delle ammine aromatiche, vengono utilizzati per la fabbricazione di un gran numero di prodotti contenenti lana, cotone
e cuoio. Le ammine aromatiche sono delle sostanze liberate dai coloranti durante le fasi produttive. Queste ammine, assorbite a livello cutaneo possono avere effetti cancerogeni soprattutto nei confronti della vescica.
Inoltre, in particolari condizioni, come la sudorazione, i residui dei numerosi trattamenti subiti dai capi di abbigliamento vengono a contatto con la nostra pelle, che li assorbe e metabolizza, con l\u2019eventualit\u00e0 di provocare l\u2019insorgenza di dermatiti allergiche da contatto.
Nello specifico gli agenti responsabili di tali disturbi sono i prodotti di fissaggio, i coloranti, i metalli, la gomma e le colle. Anche i candeggianti ottici, i biocidi, i ritardanti di fiamma e altri agenti sono occasionalmente riconosciuti come sostanze che possono scatenareallergie.<\/p>\n
A livello italiano, i controlli sono affidati innanzitutto alle autorit\u00e0 doganali, per il controllo dei flussi di prodotti in entrata nel nostro Paese. Sul territorio agiscono mediante controlli i Nuclei AntiSofisticazioni dell\u2019Arma dei Carabinieri (NAS) e le autorit\u00e0 sanitarie vigilano sugli esercizi commerciali. Il problema principale tuttavia \u00e8 rappresentato proprio da tutti quei canali di vendita ambulanti o sottobanco che tendono a sfuggire ai controlli di sicurezza.<\/p>\n
Per avere la certezza che un capo non sia contraffatto bisogna avere una chiara indicazione delle tappe percorse dal prodotto nelle varie fasi produttive.
La legge italiana impone che tutti i prodotti tessili messi in vendita al consumatore finale riportino un\u2019etichetta che specifichi la loro composizione fibrosa (D.Lgs. 194\/1999, in attuazione della Dir. CE 96\/74).
Recentemente \u00e8 stato approvato il Reg. (UE) 1007\/2011 (entrato in vigore 8 maggio 2012) che ha apportato delle modifiche relative all\u2019etichettatura della composizione fibrosa dei prodotti tessili.<\/div>\n<\/div>\n
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\nFonte: CODICI: Abbigliamento e contraffazione<\/a><\/p>\n