Milioni di studenti, in tutta la penisola, di nuovo alle prese con le lezioni scolastiche e milioni di famiglie che tornano a fare i conti con gli esosi costi dei libri di testo. I prezzi sembrano salire di anno in anno e risulta sempre pi\u00f9 difficile fronteggiare una spesa tanto elevata quanto ingiustificata. L’industria dell’editoria scolastica vale un quarto del mercato dei libri, circa 600 milioni di euro annui di fatturato contro i quasi 3 mercati del mercato totale. Ci rendiamo conto degli interessi che ruotano intorno a questo specifico settore e sorgono spontanee una serie di domande.<\/p>\n
Per quale motivo ogni anno i libri di testo adottati sono diversi da quelli dell’anno precedente?
E’ realmente necessario?
Quanto sono riscontrabili reali aggiornamenti e integrazioni e quanto invece il contenuto resta immutato?
Perch\u00e9 i professori, quasi all’unanimit\u00e0, prediligono sempre la stessa casa editrice con l’80% dei libri di testo dello stesso editore?<\/p>\n
Nell’adozione dei libri di testo i docenti hanno piena autonomia: il Ministero fissa un tetto di spesa massimo per ogni tipologia di classe e la somma dei libri adottati non pu\u00f2 superare tale tetto. Il docente pu\u00f2 anche decidere di non adottare libri di testo nuovi, venendo incontro alle esigenze delle famiglie.<\/p>\n
Perch\u00e9, invece, si opta nella totalit\u00e0 dei casi per questo celere ricambio? E’ realmente necessario adottare ogni anno libri di testo diversi?<\/p>\n
Certo, per le materie tecniche l\u2019aggiornamento \u00e8 d\u2019obbligo, ma per le materie letterarie, per i testi di greco e latino, per la Divina Commedia non vediamo cosa pu\u00f2 cambiare rispetto all’anno precedente o quali integrazioni siano cos\u00ec imprescindibili.<\/p>\n
Il paragone con altre nazioni europee rende il tutto ancora pi\u00f9 immotivato: in Svezia, ad esempio, i libri di testi vengono sostituiti ogni 10 anni, in Germania ogni 6, in Spagna e in Francia ogni 4 e tra l’altro sono gratuiti fino al liceo.<\/p>\n
In Germania, inoltre, i libri vengono acquistati dalla scuola e messi a disposizione degli alunni per diversi anni. La scuola da in prestito il libro all’alunno, che lo utilizza per tutto l’anno, dopodich\u00e8 lo restituisce in modo che possa essere nuovamente dato in prestito l’anno successivo. In tale modo, il libro resta utilizzabile per almeno 6anni.<\/p>\n
Il Ministero dell’Istruzione non sembra voler dare risposte e parla di una spesa annua media di 300\/400 euro. I dati reali mostrerebbero, invece, un aumento pari al 2-3% per l’anno 2017\/18. Tali aumenti potrebbero diventare un ostacolo all’accessibilit\u00e0 all’istruzione, gi\u00e0 provata dai continui tagli perpetrati ormai da anni.
Se le case editrici continuano ad abusare della loro posizione dominante sul mercato dei libri scolastici, si viene a creare un ulteriore barriera all’accesso.
Per le famiglie con un ISEE sotto una determinata soglia, valore (comunque al di sotto dei 13.000 euro) che varia a seconda del Comune di appartenenza, sono stati stanziati dei contributi per sostenere tali spese. Non tutti, infatti, possono permettersi di sostenere tali costi e sono ancora alti i numeri di chi \u00e8 costretto a rinunciare agli studi superiori per motivi economici.
E’ chiaro che, in Italia invece, l’atteggiamento delle case editrici che ogni anno cambiano codici ISBN, cambiano il titolo dei libri, ma mantengono invariato il contenuto, \u00e8 totalmente ingiustificato nonch\u00e9 lesivo del diritto allo studio.<\/p>\n
Codici – dichiara Luigi Gabriele Affari Istituzionali Codici – ritiene necessario un intervento del Ministero dell’Istruzione in primis e dell’Antitrust poi, per vigilare su quanto, ogni anno, avviene e scongiurare l’ipotesi che esistano eventuali \u00abcartelli\u00bb fra le case editrici che non permettano prezzi pi\u00f9 ridotti.<\/p>\n<\/div>\n<\/div>\n
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\nFonte: CODICI: <\/p>\n