\nSi, gulp, perch\u00e8 se il lavoro si riduce cos\u00ec come il reddito che lo retribuisce, i consumatori vanno stand by, le imprese in game over. Tutto questo altera l’efficiente impiego dei fattori della produzione, pure la produttivit\u00e0 dell’intero sistema.
\nL’occasione fornita dalle nuove tecnologie di rendere di nuovo efficiente l’impiego di questi fattori produttivi, \u00e8 ghiotta: per i consumatori l’occasione di poter approfittare di quel “Digital dividends” che consente di recuperare capacit\u00e0 di fare reddito facendo offerta della domanda per sanare quel gap, che non consente ai consumatori di poter fare tutta la spesa necessaria a tenere attivo il ciclo economico.
\nDigital dividends, perch\u00e8 nell’Econonomia dei Consumi c’\u00e8 pi\u00f9 valore da estrarre dell’esercizio del consumo che da quello nella produzione.
\nCome estrarlo? Big data!
\nSi, big data, Il \u201cfile\u201d dice di noi; cresce ogni giorno, con migliaia di dati che vengono raccolti, classificati ed elaborati in modo da costruire profili appetibili per inserzionisti pubblicitari pronti ad acquistarli.
\nQuesti big data, vengono negoziati dagli inserzionisti con piattaforme di trading automatizzate; i Programmatic Advertising, con meccanismi ad asta in tempo reale. Chi vende il dato riceve una quota del prezzo che l\u2019azienda acquirente dello spazio pubblicitario ha pagato. Nei mercati digitali la moneta con cui si acquistano i banner \u00e8 il CPM, il costo per mille visualizzazioni di uno spazio pubblicitario, e il prezzo corrente dei dati oscilla tra 0,50 e 2 euro CPM.
\nLe Imprese li acquistano poi li interpretano, infine producono per offrire quel che vorremmo.
\nUn problema: loro hanno prodotto quel che vorremmo, non quel che possiamo acquistare.
\nBene, qui scatta il dividents:
\nVale il rischio spendere, 150 miliardi di dollari, per acquistare delle “impressioni”?
\nVale il rischio spendere per acquistare dai Consumatori le emozioni, le passioni, pure quel che resta del bisogno migliorando cos\u00ec proprio il loro potere d’acquisto?
\nMentre loro riflettono, i Consumatori fiduciosi di aver fatto una offerta conveniente, restano attesa.
\nNell’attesa, vale il rischio di fare Network*: tra la respondabilit\u00e0 del ruolo e il vantaggio da incassare i Consumatori si fanno Impresa; le tecnologie 4.0″ forniscono la possibilit\u00e0.
\nUn sito internet mostra in home, il sovrappeso degli associati – il loro vestire alla moda \u2013 l’andare in giro in Suv poi un urlo: SIAMO OLTRE IL BISOGNO
\nDunque, con i tablet e gli smart phone che indossiamo ovunque andiamo, 24\/24\/365, si fa la lista delle nostre voglie. Le voglie di tutti fanno massa critica; il network le mette in bella mostra, ne fa offerta e attende domande al rialzo.
\nAi connessi delle imprese, oltre l’offerta in tempo reale, arriva un alert: “Il prezzo pagato deve poter far acquistare quel che si vuole vendere; cos\u00ec Voi nuovamente produrre, Noi poter fare i 2\/3 della crescita economica.”
\nBene, un nuovo equilibrio che vincola le imprese a fare utili se e quando i consumatori aumentano il potere d’acquisto; dentro quel “libero mercato Spa”. Si, soci che lavorano appassionatamente per fornire continuit\u00e0 al ciclo della produzione.
\n* Allegato al libro, Il business plan del network: “La domanda comanda comanda, verso il capitalismo dei consumatori; ben oltre la crisi”\n<\/div>\n<\/div>\n
Fonte: CODICI: Al mercato si pu\u00f2 fare la spesa 4.0<\/a><\/p>\n